Ciao a tutti!
Se ben ricordo vi avevo lasciato a inizio anno, di ritorno da una bellissima vacanza e carica di aspettative e idee per utilizzare al meglio il nostro tempo. Queste idee sono state esposte a père Aristide, il presidente del foyer, circa un mese fa; ma se in italia tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare… in Madagascar (giustamente, essendo un isola) c’è l’oceano! Però i malati che vengono alla kinè sono aumentati rispetto a prima di Natale, l’unico problema è che non sono abituati ad avere un appuntamento quindi arrivano tutti insieme; e dopo due ore di fila c’è il vuoto. Se poi è periodo di cicloni come adesso, (che per fortuna sull'altopiano arriva sotto forma di pioggia, freddo e vento tutto il giorno!) allora stai sicuro che vedrai ben poche persone in giro...figuriamoci a lavorare! A fine gennaio c'è stata anche la riunione di tutti i volontari con Marcello, ( attuale direttore di Rtm) venuto direttamente dall'Italia, e ci sono state comunicate le novità legate alla crisi; come purtroppo il taglio di personale. La parte più interessante è stata la discussione sulla sobrietà, uno dei punti fondamentali delle comunità di Rtm; che poi abbiamo ripreso successivamente anche tra noi ad Ambositra. A inizio febbraio io e Anna Rita siamo finalmente scese al sud: ad Ampajimanjeva, perché lei visitasse l’spedale della missione reggiana e parlasse con i medici; dato che Don Giovanni le ha proposto di fare un periodo di servizio lì, dove c’è la radiologia (lei è tecnico di radiologia). E’ stato emozionante visitare uno dei tanti mondi di quest’isola così contrastante, già dal paesaggio si notava la differenza: dopo ore di ordinate e verdissime risaie dell’altopiano, ci siamo immersi in una foresta collinare di “Ravinala”(la palma tipica del Madagascar); poi sono rimaste solo le colline secche senza alberi, insieme a una cappa di caldo. Anche le case sono passate dagli ampi edifici in muratura dell’altopiano, a minuscole case di legno quadrate con tetti di foglie di banano. Parallelamente le persone sono divenute meno vestite e palesemente più povere, o almeno senza interesse ad avere un aspetto pulito e ordinato. Insomma, se dovevo dare una prima impressione del posto avrei detto: l’Africa che tutti si aspettano. Dopo solo 7 ore di viaggio giungiamo a 12 km dal villaggio, dove c’è una sbarra con pedaggio, per evitare che la strada, già sterrata e impraticabile nel periodo delle pioggie; si rovini ancora di più con un passaggio maggiore di macchine. Il villaggio si presenta come un piccolo ammasso di baracche di legno che superiamo in un secondo, e in lontananza, dopo “finte risaie”(rispetto a quelle cui siamo abituati a vedere) e campi da basket, si nota su una collina un insieme di edifici: l'FMA (Foundation medicale d'Ampajimanjeva). Questo ospedale è stato costruito dalla caritas tedesca negli anni 50’ e poi preso in gestione dalla diocesi di Reggio Emilia a fine anni 60'; e a differenza degli ospedali pubblici cura i malati di tutta la zona gratuitamente. Alle famiglie è solo chiesto di portarsi il riso da casa, come in tutto il paese, vengono solo fornite dei fuochi dove cucinarlo. Inoltre è praticamente nato un villaggio intorno all’ospedale dove vivono i dipendenti o ex malati e una “fabbrica di caffè artigianale” con cui riescono un po' ad autofinanziarsi. Anche qui sono presenti le suore della casa della carità, ma non si occupano dei malati ma dei “kambana”, cioè i gemelli. Infatti in Madagascar, la nascita di due gemelli era ed è (anche se in misura minore) considerata un “fady”, cioè un tabù. Quindi le madri abbandonano i figli dopo il parto per non aver problemi con la propria famiglia, e le suore si occupano dei neonati finchè non hanno trovato una famiglia adottiva. Di solito poi questa coppia se ne va dalla famiglia per qualche mese per “inscenare” la gravidanza, per poi tornare a casa con il bambino. Quindi qui la comunità dei volontari è più “varia” rispetto alle altre : tre suore (attualmente Suor Laurence, Sr.Marie e Sr.Cristine), Giorgio Predieri (volontario fin dai primi anni e direttore dell’ospedale), il Dottor Martin (primario dell’ospedale ), Samanta e Chiara che si occupano di un progetto agricolo ed Ermanno che aiuta nella ristrutturazione dell’ospedale ( che dura da qualche anno e richiede ancora tempo e MOLTE offerte!). Penso che sia molto bella questa presenza della chiesa reggiana con laici e consacrati che vivono insieme, e nonostante non sia sempre facile ; è una bella opportunità di vita comunitaria. Siamo anche riusciti a visitare Ampaly, dove c’è il centro agricolo dell' FMA, la stalla e i campi del progetto di Rtm. E' stato una “full immersion” nella natura tropicale del posto: dall'attraversamento del fiume Faraoni in “lakana”(una piccola barchetta in ferro) poiché non esistono ponti; ai campi circondati da palme altissime, dove si sente solo le grida degli uomini in lontananza che incitano gli omby. Girando per il villaggio, mi sembrava di essere appena atterrata con l'aereo in Madagascar, tale era la differenza con Ambositra: un ammasso di baracche di legno ,con tanti banchetti che vendono ogni genere di cose; e una strada sterrata in mezzo. Forse per la prima volta ho toccato con mano la povertà, ed è stato un bel colpo. La prima reazione è stata ansia. Forse perchè di fronte alla vera povertà noi occidentali non possiamo far altro che sentirci in colpa. O forse semplicemente perchè avevo realizzato che io avrei fatto fatica a fare la volontaria lì, con una sobrietà quasi più obbligata che per scelta. La luce c’è grazie al generatore dell’ospedale dalle 18 alle 20,30, il telefono è arrivato da un paio d’anni, nelle baracchine al villaggio ovviamente non c’è tutto; e la prima grande città, Manakara, è a un ora e mezza di macchina. Per non parlare del caldo tropicale che ti affligge tutto il giorno, e ti costringe a fare una o due docce al giorno! Devo dire che ritornare alla “mia” Ambositra mi ha fatto vedere le cose che ho sotto un altra luce.
Infine, a causa delle svariate volte in cui il ladro ha provato (e quasi sempre riuscito!) ad entrare in casa; abbiamo deciso di prendere dei ferocissimi cani da guardia: tre cuccioletti femmina, Tuluk e Kinkilibà, detto kinky (sono due piatti senegalesi) e il terzo è senza nome poiché lo regaleremo agli Zafimaniry! Per ora sanno solo sporcarci il cortile interno e seguirci passo a passo! Vi chiedo una preghiera speciale per questa quaresima perchè nella nostra comunità sappiamo accoglierci l'un l'altro e accogliere i poveri e le persone che ci vengono poste davanti. Ancor di più poiché attendiamo l'arrivo di Valentina (accompagnata da Don Gabriele Carlotti, direttore del centro missionario di Reggio, in visita al Madagascar!), la nuova servizio civilista che lavorerà a Tanà; ma che passerà il suo primo mese qui ad Ambositra per il corso di malgascio.
Vi ricordo tutti, mandra phioana
Anna