martedì 13 novembre 2012

ny vodin'omby


                                                                                                                MAGRETA, 12 novembre 2012
CIAO a tutti, niente più SALAMA!
Eh sì perché per la prima volta vi scrivo dall’Italia, a più di una settimana dal mio rientro!                                        Non è ancora giunto il momento di parlare dell’impatto italiano, anche perché… ho in arretrato l’ultimo mese sull’isola rossa!                                                                                                                                                              Ottobre è iniziato con un po’ di panico. Panico perché mi rendevo conto che era arrivato il momento di partire proprio quando mi sentivo inserita al lavoro, amica dei colleghi, capivo un po’ di più la lingua, riuscivo ad esprimermi e avevo raggiunto una serenità in comunità!                                                                                                                                
Comunque…proprio perché il tempo stringeva, ho deciso di fare la mia ultima Rè.b.c. (riabilitazione a base comunitaria): ovvero la tourneè in un villaggio per 2 settimane con i colleghi, per la fisioterapia ai malati di tutto il distretto. Il caso ha voluto che in quel periodo fosse ad Ambinanindrano, uno dei posti più isolati, raggiungibile solo con la moto con un viaggio di 4 ore; a causa di una “terribile” strada (uso le virgolette perché non è ancora stata inventata una parola per definire quella strada)!
E’ stata una bella sfida, sono tornata a casa comprendendo che, con un po’ di abitudine, si possa fare a meno di cose che prima ritenevo fondamentali: ero difatti tornata indietro di 70 anni cucinando sempre sul fuoco, stando a lume di candela la sera, facendo la doccia con secchi d’acqua e…lavando i vestiti al fiume! Anche se, siamo addirittura andati nel “pub” più famoso del paese: una stanzetta di 1,60x2 m, formata da qualche asse, 2-3 sgabelli e un tavolino, di fianco a un banchetto che vendeva birra!
E’ stata un'altra bella sfida, vivere gomito a gomito con i miei colleghi malgasci; adattandoci un po’ a vicenda, ma consapevoli di star creando un bel legame. In certi momenti pensavo di non farcela, soprattutto quando ti scontri sulle piccole cose; come sul preparare da mangiare o su modi diversi di gestire il tempo e il lavoro. Ma è normale quando si vive fa tutto insieme, dalla mattina alla sera, condividendo sempre gli stessi spazi e con possibilità di sfogo minime.
In questa zona così isolata sono diffuse malattie quasi scomparse ad Ambositra, come la lebbra o la filariosi; (infezione che causa ristagno di liquido nelle gambe, fino a farle assomigliare a zampe di elefante; difatti viene anche chiamata “elefantiasi”) tant’è che su 40 malati, 20 erano lebbrosi, quasi tutti con delle piaghe. Se abiti in una zona dove ti puoi spostare solo a piedi, e il primo ospedale è a 6 ore di cammino…bè allora magari aspetti, aspetti, aspetti finché non ce la fai più; e sei costretto ad andare da un dottore.                                                                                                            Lo stesso problema c’è quando si convocano i malati per la Rè.b.c., aggiungendoci il fatto che dura 2 settimane; ecco perché su 90 convocati se ne sono presentati 20, e altri 20 erano nuovi.                                    Ma proprio in queste terre isolate, ho constatato con i miei occhi, che enorme possibilità sia per i malati questa riabilitazione; anche se per poco tempo. E non solo dal punto di vista medico e riabilitativo: sono persone che a malapena sanno far una firma; per cui, se ci fosse la volontà del Foyer, si potrebbero organizzare formazioni su tutto, dal punto di vista sanitario, lavorativo, spirituale ecc.. Scusate la digressione, ma quest’argomento mi prende sempre molto!
Tornata dalla brousse, dopo 2 giorni sono ripartita per il sud, perché era giunto l’atteso momento dei “veloma”. Dopo un breve passaggio per Fianarantsoa, per salutare il “nuovo” Don Giovanni che è lì per studiar la lingua; sono arrivata ad Ampasimanjeva, dove mi ha accolto la nuova comunità di suore (nuova perché, come in Italia, nelle case della carità ogni anno c’è il “turnover” di suore ). Come al solito passar per Ampa è un emozione: sarà l’ottima accoglienza delle suore e i dottori che ogni volta ho trovato, sarà perché noi “sanitari” ci sentiamo a casa solo in ospedale, sarà che quell’ospedale è un po’ come una piccola città… ogni volta che passo di lì vorrei fermarmi!
Il giorno dopo, con un viaggio record, sono arrivata a Manakara dai volontari Filippo, Chiara e Silvia. Era un momento impegnativo per loro poiché, con il loro progetto sanitario, si preparavano a distribuire 500.000 zanzariere in 4 distretti della zona; ma sono riusciti comunque a stupirmi con effetti speciali: cene degne di suore e ristorante sul canale del Pangalana, nonché di fianco al “famoso” ponte di Manakara (famoso perché qualche mese fa un camion troppo pesante ci è passato sopra e…il ponte ha ceduto lentamente sotto il suo peso!)!
Dopo un viaggio infinito, sono riuscita a tornare ad Ambositra in un solo giorno; pronta (o quasi) ad affrontare tutti i “veloma” nella mia amata città. Ho cercato di salutare le persone a cui ero più legata una ad una, prendendomi qualche giorno solo per questo; perché se c’è una cosa che ho capito in questa terra, è la bellezza di prendersi del tempo per le relazioni.   
Il primo è stato il più ufficiale, all’Akanin’ny Marary nella grande sala con tutti i dipendenti, in queste occasioni c’è un vero e proprio “protocollo” da rispettare: il “kabary”(discorso) del “Rayamandreny”(la persona più autorevole del gruppo per età o per posizione) con consegna del regalo, la risposta del festeggiato e poi si può mangiare, aprire il regalo e continuare la festa.                                                                  Il secondo veloma è stato molto meno ufficiale ma di sicuro il più divertente: la festa con tutti i colleghi della fisioterapia e dell’atelier delle protesi…a casa di Napo e Aregba, due tecnici ortopedici del Togo!Qui ho messo a dura prova la mia resistenza in fatto di ballo e le mie capacità canore!                                                                                        Poi è venuto il momento del carcere: salutare la mia “parrocchia”e gli amici e le amiche “della domenica” è stata dura, credevo che la mia ultima messa passasse inosservata e invece quando Nicolà, il nostro amico responsabile della liturgia, si alzato dicendo: <<oggi non c’è nessun “afaka”(libero), ma c’è una di noi, che è con noi ogni domenica, che è “afaka” perché torna a casa…>> ho capito che era venuto il mio turno!                 E allora anch’io, come tanti carcerati in questo anno, ho ringraziato il Signore per questo enorme dono ricevuto; ballando e cantando.                                                                                                                                          E infine la “famigghia”: casa della carità e casa volontari dove, sempre con molta emozione, abbiamo ricordato quanto siamo cresciuti insieme in questo anno; i primi cantando e ballando come solo i malgasci sanno fare, i secondi con regali e con la cucina...come solo gli italiani sanno fare!             
Nonostante i giorni dedicati solo alle visite, era così difficile salutarsi “definitivamente” che ogni volta ci dicevamo:<<Quando parti?>> <<Mercoledì mattina>> <<Bè allora non ci salutiamo ancora…>> e così via, tant’è che ho rimandato tutti i saluti all’ultima mattina; che è ovviamente diventata una mattina esplosiva dal punto di vista emotivo, ma anche dal punto di vista delle valigie e della mia camera (vero Andre??!) ! Lasciare Ambositra non è stato facile, non lasciavo più solo un luogo, una città tra le tante, un nome tra i tanti come quando sono arrivata un anno fa; ma a quel nome sono oramai legati tanti volti di amici, colleghi e compagni di viaggio, impossibili da dimenticare.
Per fortuna in capitale ho ritrovato “l’altro pezzo di famiglia” (Martina), e tanti altri amici, tutti presi dall’altro evento del momento: la fiera del commercio equo e solidale, che si è tenuta 8-9-10 novembre; organizzata proprio da RTM. Anche per la comunità di Ambositra era un momento importante, perché si è riuscito, dopo diverse peripezie, a fare uno stand con i prodotti dei nostri amici carcerati insieme anche a quelli di Tanà! Sui risultati non sono ancora aggiornata, vi saprò dire…       
Dopo un pranzo da “vazaha”che ci siam concessi per la festa, e il tradizionale veloma in cdc (dove,oramai collaudata, ho fatto il ultimo kabary!)…sono salita sull’aereo lasciando, solo fisicamente, quel miscuglio di volti, luoghi, esperienze, parole, azioni, colori, gusti, sapori, odori che è stato il MIO Madagascar.
TSARA MANDROSO…TSARA MIVERINA!                                                                                                                                 Anna                                                                                                     

venerdì 5 ottobre 2012

settember...che remember!


                                                                                                                            Ambositra, 1 ottobre 2012

Ultimo mese!
Ieri l’altro, stavo facendo fare degli esercizi a un bambino con paralisi cerebrale infantile sul materassino della nostra palestra; e mi sono resa conto quanto sono oramai “dentro” a questa vita malgascia.
E’ stato uno shock allora pensare che rimane così poco, proprio quando inizi a capirci qualcosa in questa bella ma stramba lingua; quando inizi a conoscere meglio le persone e soprattutto a creare un legame che va al di là dei soliti saluti e convenevoli. E’ da allora che sto cercando di vivere al meglio ogni  momento, come se fosse l’ultimo (anche se non è carino detto così…avete capito no?); cercando, con scarsi risultati, di scacciare la malinconia.
Sembra assurdo, ma il mondo in cui ho sempre vissuto per 23 anni su 24; ora sembra più lontano che mai, e soprattutto impensabile ritornarci da qui a 30 giorni!

A parte questi filosofeggia menti…vi posso raccontare che settembre è iniziato con la fine delle mie splendide vacanze con le mie sorelle, indimenticabili anche se sembran già passati secoli.
Sono ritornata da Tanà ad Ambositra, con una simpatica comitiva di due famiglie di ex volontari di 18 anni fa; con i quali mi sono confrontata molto sulle differenze del paese in questi anni.
loro conclusione è stata: si vedono gli effetti della globalizzazione per le pubblicità, i prodotti in vendita, i distributori di benzina ecc ma per il resto…non si nota molta differenza!
Dopo di loro sono arrivati una coppia in viaggio di nozze, entrambi agronomi e interessati al progetto di riforestazione di Nicola; e con loro si è potuta definire conclusa la “stagione vahiny”, ovvero ospiti.

Il mio ritorno al lavoro dopo le ferie è stato piuttosto soft tra assemblea “noia” generale e poi subito preparazione della festa per i 45 anni dell’Akanin’ny Marary, che è stato solo festeggiato il 31 maggio e per 3 giorni in ciascuno dei centri di prossimità!
E allora tra pulizia generale, pelatura delle carote, lavatura di piatti; sono entrata in questo clima di euforia generale per la grande festa.
Per esser grande lo è stata, basti pensare che avevano inviato 3000 inviti e alla messa di domenica ci saran state 1000 persone; per non dire che hanno fatto biro e portachiavi come gadget!
Comunque mi sono piaciuti i momenti in cui sono stati messi al centro i malati piuttosto che i dipendenti; come per esempio il torneo di basket in carrozzina nella piazza della città, in cui la nostra squadra, nonostante il tifo da stadio, si è classificata seconda.

Nel mentre i bambini di Fanomezantsoa sono ancora in vacanza dalle loro famiglie, mentre i 5 bimbi che non hanno proprio nessuno sono in Caritas, dove si divertono come matti a fare l’orto.

In carcere siamo finalmente riusciti a partire con le registrazioni per il cd dei canti con tanto di microfon e mixer dall’italia…un vero successo! Sono talmente carichi che ogni domenica salta fuori una canzone nuova inventata da loro, e un gruppo nuovo pronto ad eseguirla!
In più, dato che da un paio di anni RTM organizza la fiera del commercio equo e solidale nazionale a Tanà…vorremmo fare un banchetto con i prodotti di artigianato dei carcerati!Tovaglie e ricami le donne, cappelli e borse ad uncinetto gli uomini, abbiamo anche già il nome: “Vita fonja” ovvero “Made in prigione”!

Ah poi i “nostri Giovanni” sono in periodi di grande cambiamento: Giovanni “Zandry” (minore) ha fatto l’ingresso ufficiale in parrocchia a Manakara con il prete malgascio della diocesi di Ambositra con cui vivrà; e per l’occasione si è tagliato i capelli che erano arrivati a livelli tali che la gente per strada lo chiamava “Gesù di Nazareth”!
Mentre Giovanni “Zoky”(maggiore) ha girato come una trottola per conoscere tutta la missione(o quasi) e ha iniziato il corso di lingua di malgascio a Fianarantsoa, che durerà fino alla fine dell’anno.
La Martina e Tobia (il suo bimbo ancora nella pancia) stanno bene, Andrea pure nonostante abbia sempre un sacco di lavoro, e con tante difficoltà.
Non mi viene più in mente nient’altro, allora direi sia ora di metterci un punto.
  
un abbraccio a tutti 
Mandra phiaona


Anna


p.s: A fine settembre è anche arrivata Carmen, volontaria del centro missionario di Carpi che gestisce le adozioni dell’associazione “amici del Dongio” al Foyer, nonché “nonna” della comunità!

giovedì 6 settembre 2012

Ad Agosto non c'era neanche un posto

                                                                                                                                                                                                                                                              Ambositra, 6 settembre 2012

Agosto, agosto, che bel mesettino!
A inizio mese ho partecipato alle ordinazioni dei preti e dei diaconi della nostra diocesi; e ho potuto constatare la potenza della chiesa malgascia! La celebrazione era nello “stadio” di una scuola privata cattolica, io e gli ospiti della casa della carità eravamo in basso sotto i gazebo tra i vips; mentre piu’ di un migliaio di persone era sugli spalti! Oltre al coro, ogni canzone era animata da una danza preparata da un gruppo di giovani di una zona della diocesi! Poi venuto il canto del ringraziamento dopo la comunione...tutti i preti, le loro famiglie e chiunque ne aveva voglia è sceso a danzare; e i preti sono stati sollevati e portati come delle star in concerto! Alla fine un oretta di kabary non ce l’ha tolta nessuno, il tutto è durato 5 ore e mezza!
E’ stato anche il mese in cui sono riuscita nella mia impresa: finire le lezioni di anatomia sulle articolazioni ai nuovi assunti dell’Akanin’ny Marary!Difficoltà e arrabbiature a parte, è stata una bella esperienza, sempre troppo di corsa e con miliardi di altre cose che si potrebbero dire...però senza neanche questo, i ragazzi sarebbero stati “scaraventati” nei villaggi a far fisioterapia come carne da macello!
Ma soprattutto è stato il mese dei “vahiny”(ospiti): i”campisti”del centro missionario di Reggio, già passati a fine luglio, sono ripassati ad Ambositra: una parte ha visitato un villaggio “Zafimaniry”, e un altra si è riposata a casa. E così finalmente ho vissuto una vera esperienza “zafy”(ero già stata un weekend nel villaggio piu’ vicino ad Ambositra, ma ci eravamo arrivati in macchina e tra l’altro era ’”globalizzato”): una meraviglia! Dopo le cascate nel villaggio piu’ vicino, e altre 3 orette e mezzo di cammino... ci troviamo davanti il paradiso: questo villaggetto con solo capanne di legno sul cucuzzolo della montagna, al cui ingresso i bambini dell’asilo in due file ci cantano un canto di benvenuto; con tutta la gente intorno che ci guarda...ogni fatica fisica è scomparsa in 5 minuti! Alloggiati nella casa del prete, siamo stati trattati di lusso per due giorni; e scordare la vista dal punto piu’ alto del villaggio sarà molto difficile! Prima lo si raggiungeva in macchina, poi mantenere la strada è divenuto troppo costoso; e la macchina arriva a 3 ore e mezzo di cammino, tutto su’ e giu’, per non parlare del primo mercato dove possono trovar rifornimenti! Aggiungi il paesaggio surreale di tutte queste capanne in legno con un unica stanza, costruite sulla roccia e immerse nelle nuvole basse da cui si vede tutta la valle e le montagne intorno... davvero sembrava di essere fuori dal mondo!Abbiamo anche assistito alla messa di “veloma” di Don Giovanni, (che per loro è un evento, dato che il prete arriva circa una volta al mese in un villaggio a rotazione di tutto il distretto Zafimaniry) un ora prima han suonato la campana; per avvertire i villaggi vicini che era ora di incamminarsi a piedi! Nella chiesa con assi di legno come banchi, abbiamo condiviso una celebrazione gioiosa, molto semplice quanto sentita. La chicca finale è stato “l’ambulatorio improvvisato”: tra i campisti c’era una dottoressa, e quando la voce si è sparsa nel villaggio... la fila di persone davanti a casa non terminava piu’! Un pensierino di girare per questi villaggi io, la dottoressa e un altra infermiera lo abbiamo fatto...!
Finito il campo è arrivato il momento che attendevo da mesi: le vacanze con le mie sorelle! La famiglia sembra sempre non mancare mai, ma vi assicuro che riabbracciarle all’aereoporto è stata un emozione che non mi aspettavo! E’ così iniziato il nostro tour insieme a Chiara “kely” di Manakara e sua madre: Antananarivo, Ambositra, passaggio a Fianarantsoa, parco dell’Isalo, di nuovo Fianarantsoa e treno fino a Manakara, Ampajimanjeva, parco di Ranomafana, di nuovo Ambositra e Antananarivo. Visto che alla maggior parte di voi questi nomi non dicono niente vi provo a raccontare i momenti piu’ salienti: ovviamente la visita al foyer con conoscenza dei miei colleghi, la figura leggendaria di Padre Zocco a Fianara (in Madagascar dal 1950), la “savana” brulla del parco dell’Isalo, il bagno nelle piscine naturali e in due laghi ghiacciati, l’arrivo in cima al massiccio montuoso con vista spettacolare, l’esplorazione di un canyon saltando (e cadendo) di roccia in roccia, il pranzo in riva a un fiume con “visita” di lemuri ladri, passaggi in mezzo alla jungla seguiti da spiaggettine bianchissime, il tutto dentro un canyon, la notte dentro il parco con la cena squisita dei nostri portatori al campeggio, il mitico viaggio in treno Fianara-Manakara con discesa ad ogni villaggio per comprare ogni tipo di fritto che esiste su quest’isola e ogni tanto risalita in corsa, passaggio del treno in mezzo alla jungla in villaggi non raggiungibili in altro modo, il giro in “lakana”(piroga) sul canale del Pangalana a Manakara al ritmo di musica dei nostri pagaiatori, il bagno nell’oceano, il “centro estivo” in spiaggia ovvero 40 bambini che accorrono appena inizi a giocare a fresbee o a calcio, il compleanno di mia sorella Rita in un ristorante sulla riva dell’oceano con tanto di soldi “gasy” come regalo, la grigliata di pesce sulla fatapera in spiaggia, lo “scontro” con la realtà di Ambokala (ospedale psichiatrico di Manakara dove lavora Enrica, volontaria del centro missionario), la visita all’ospedale di Ampa con pensierino annesso a rimanerci, l’alloggio in una veranda con tre camere e proprietaria inquietante al parco di Ranomafana, la ricerca di lemuri dentro la foresta dello stesso parco o del lemure nano sul ciglio dela strada grazie a banane spalmate su tronchi d’albero, il bagno nelle “terme”(piscina calda) di Ranomafana in mezzo a famiglie malgascie con tanto di “invasione” di una chiesa avventista di Tanà (che volevano fare a tutti i costi una foto con noi!), l’avventuroso ritorno da Ranomafana ad Ambositra in taxi brousse (con una presunta prenotazione che non esisteva), il “giro dei parenti”(come l’han definito le mie sisters) ovvero la visita ai colleghi e amici di Ambositra, il quartiere-palude di Don Luciano a Tanà e l’infinita mattina al mercato artigianale della diga, impossibile arrivarci in fondo.
Le ho salutate con fatica, una volta riviste è piu’difficile riseparsi.
In tutto questo ad Ambositra sono anche passati 8 tra psichiatri e psicologi del progetto sulla sanità mentale, ed è arrivato il tanto atteso nuovo “monpera”: don Giovanni Davoli da Brescello, che per ora cerca di “riprendersi” e visitare la missione!
I “vahiny” non sono ancora finiti, ricordateci nella preghiera perchè la nostra comunità ritorni con serenità alla normalità o a una nuova normalità e perchè, nel mio piccolo, riesca a vivere questi ultimi mesi che mi rimangono, ogni giorno come un dono.

Un abbraccio

Mandra phiaona

Anna

venerdì 3 agosto 2012

luglio col bene che ti voglio


Salama a tutti!                                                                                               Ambositra, 3 agosto 2012

A così poca distanza vi rompo di nuovo, però questa volta quasi in tempo!
Prima di tutto luglio è stato il mese del mio compleanno, il 6, che in totale ho festeggiato circa 3 volte!
La prima volta in comunità, a sorpresa qualche giorno prima, perché dopo non ci saremmo stati tutti; la seconda il giorno stesso ad Imady, alla festa di un centro di prossimità e fattoria del foyer. Poi alla sera in casa della carità insieme ad Andrea, e una settimana dopo al karaoke con i colleghi della kinè e atelier!
Così ho finalmente provato “Ambositra by night” peccato che qui la “nyght” inizi alle 5 e finisca alle 9 di sera!!

Nel mezzo ho vissuto un weekend con Don giovanni ad Ambohimitombo, primo villaggio Zafimaniry (tribu’ che vive ai margini della foresta e tradizionalmente son artigiani del legno) e unico raggiungibile in macchina; che mi ha ricordato un campo scout, ma che per loro è la vita di tutti i giorni: cucina sul fuoco con il fumo che ti sale in camera e ti fa piangere, dormire per terra su una stuoia e un materasso (non per gli ospiti privilegiati come noi), sveglia quasi all’alba, niente luce e niente acqua corrente, faccia, mani e denti lavati con un secchio, niente doccia, passeggiata in mezzo a una natura splendida fino a cascate splendide, a nanna dopo cena.

Ecco invece la mia settimana in “brousse” a Soavina con Gegè e Fety (STRC, Supervisori del Territorio della Riabilitazione a base Comunitaria, ovvero l’equipe che va, a due a due,  per i villaggi a far fisioterapia): contatto con la gente, riso tre volte al giorno, cucina su un fornellino a carbone, mangiare per terra su una stuoia, bambini dei vicini sempre in casa con te, prendere l’acqua con secchi alla fontana più vicina, lavare i piatti in una bacinella per terra, scambio di ricette, lunghe chiaccherate che ricordano amicizie italiane, doccia fredda, fisioterapia in un buco e con poco altro che le tue mani, malati davvero sporchi e che non diminuiscono mai, comprare la loaka (il contorno del riso) al mercato tutti i giorni, sentirsi chiamare “meticcia”, avere tutti gli occhi di un paese puntati su di te, farsi fare le treccine, aperitivo malgascio, festa per una circoncisione nel cortile di una famiglia che non hai mai visto e non rivedrai piu’e che ti ricorda una discoteca all’aperto, imparare mosse di ballo malgascie senza risultato, giocare a ramino, polvere rossa che non si toglie dai vestiti e dai talloni.

Tornata a casa c’è una cattiva notizia: Madame Juliette, responsabile della fisioterapia al foyer di Maharivo qui ad Ambositra, deve stare a riposo per due mesi per sospetta tubercolosi ossea.
La sostituirà Madame Vololona, mia amica, con la quale avevo già condiviso una bellissima settimana ad Imady. Certo l’assenza di Juliette si sente molto alla kinè, di cui lei è la colonna da 16 anni; ma questo mi permette di mettermi ancora di più in gioco e condividere con persone nuove.

Il lavoro è ancora piu’ divertente e stimolante grazie anche all’arrivo, a fine giugno, di tre nuovi STRC : Nicole, Desirè e Lydia.
Son svegli, han voglia d’imparare ma poco tempo per farlo; e così, all’inizio quasi per gioco, m’improvviso formatrice!
Voglio fare una lezione, massimo due, ma la malattia di Juliette mi costringe a fare tutta l’anatomia! E così mi ritrovo io, laureata da un anno, non certo con brillanti risultati e con poca esperienza; in madagascar, a insegnare l’anatomia in due lingue, nessuna delle due mia, ad aspiranti fisioterapisti che hanno però solo il diploma di maturità!
Questo, e molto altro, qui è possibile!

Quasi tutti gli studenti malgasci sono già in vacanza, a parte chi deve sostenere esami, e così anche i bambini di Fanomezantsoa sono tornati dai loro parenti per le vacanze.
Allora per la “fine dell’anno scolastico” abbiamo organizzato una cena più dormita a casa nostra per tutti loro!Sono stati felicissimi di passare una serata diversa dal solito!

Ecco che arriva fine mese e con esso, il tanto atteso...campo estivo!
Per noi inizia quando andiamo incontro al gruppo ad Antsirabè, per partecipare alla gita al lago!
Qui rivediamo con piacere Giulia ed Alice, le due accompagnatrici del gruppo, volontarie due anni rispettivamente a Manakara e Tanà; il che però ci porta un po’ ad escludere i poveri campisti!
Ci rifacciamo durante il weekend, mostrandogli le meraviglie della nostra città: carcere, suor Luigina, casa della carità, akanin’ny marary e artigiani del legno!
In carcere ci viene fatta una grande festa con tanto di suoni e balli tradizionali; ma soprattutto una messa cantata “come una volta”, forse grazie al rientro di tanti, tra cui Nicolà, nostro amico catechista e incitatore di canti.
Da suor Luigina ascoltiamo con piacere (e molte risate) la sua storia, e poi i ragazzi allietano i bimbi del quartiere con cose “aliene”: la tombola, il trucca-bimbi e i palloncini!
Ovviamente è un successo, non penso rifaranno più giochi simili nella loro vita.
Altro successo è la mattinata di lavori in casa della carità, dove ci cimentiamo in trasporto legna sopra le carrozzine degli ospiti (per fortuna Suor Margherita, la “mamera”, non ci vede!) e con catene umane!
Tra i campisti c’è anche un fornaio, che ha rischiato di essere rapito da Martina, per carpire tutte le arti del mestiere!
Alla fine sono stati tutti lasciati andare, e, nonostante le difficoltà nell’ospitare 13 persone in casa…ho rivisto nei loro occhi e commenti, le mie stesse emozioni e sentimenti dei primi mesi qui, quando ancora mi stupivo di tutto; e mi è servito per continuare a pormi domande che avevo smesso di farmi, o addirittura non mi ero mai posta.
Mentre attendiamo il prossimo weekend in cui ripasseranno di qui, cerchiamo di far durare il meno possibile le leccornie che sono arrivate dall’Italia con loro valigie; (che sono quadruplicate da quando Martina è in dolce attesa!) decidendo ogni sera, se mangiare in birreria le piadine o al ristorante la pasta.
La lontananza dal buon cibo italiano gioca brutti scherzi!

Vi abbraccio tutti, belli e brutti, e vi ricordo e spero facciate anche voi lo stesso perché si prospetta un periodo bello denso!

Mandra phiaona

Anna

mercoledì 1 agosto 2012

festa nazionale...giornata eccezionale!

                                                                                                                                                   Ambositra, 20 luglio 2012
Cari amici,
come al solito mi ritrovo in super ritardo, a provare a condividere qualcosa con voi del mese di giugno; anche se siamo quasi alla fine di luglio!
E’ stato un mese impegnativo, perché dopo il “grande controllo” medico di fine maggio; molti malati sono rimasti a Maharivo fino a quasi il doppio del normale! Inutile dire che le tipologie di malattie erano le più disparate e molte delle quali quasi mai viste in Italia.
Sono anche tornata, dopo la pausa per via dei controlli, a fare la mia esperienza mensile di fisioterapia nei villaggi in campagna.                                                                                                                                                          In giugno sono andata a Imady, a solo 40 minuti di macchina da Ambositra; dove alloggiavo nel “regno” delle suore del sacro cuore di Ragusa (nate appunto a Ragusa). Con le loro strutture occupano quasi metà paese: scuola dalla materna al liceo, laboratori professionali, struttura per i malati tubercolotici, dispensario e infermeria; e chi ne ha più ne metta!
Sono un esempio dei tantissimi ordini religiosi che si trovano in Madagascar, e che, come da noi molti anni fa; suppliscono alle mancanze di uno stato praticamente assente.                                                                       Per esempio gli insegnanti delle scuole pubbliche, sono in sciopero da mesi per ottenere un aumento di stipendio; così come i medici e i paramedici. Rimangono così aperte solo le strutture private, troppo care per la maggioranza della popolazione.
Tornando a Imady, i malati non erano moltissimi, ma come forse ho già detto i “convocati” sono sempre tanti mentre gli “effettivi” sono in balia di moltissime variabili: come  aver soldi per portare la propria partecipazione in riso o per lasciare il lavoro per due settimane, o come non vedere subito i risultati della riabilitazione e quindi ritenerla inutile, o abitare a un giorno di cammino a piedi e non aver nessuno che ti porta o anche solo pigrizia.                                                                                                                                               Però, tra una chiaccherata e una partita di pinnacolo, è stata una buona occasione per conoscere meglio i “colleghi”; che, per la prima volta, dormivano nel mio stesso posto, senza differenze! Certo poi io avevo privilegi per i pasti, ma si combatte una battaglia per  volta!                                                                                                                                                        E’ stata anche l’occasione per stare in mezzo alle 26 “aspiranti” suore, ancora studenti del liceo e con 10 anni davanti prima di finire la formazione; giovanissime e con le idee così chiare o, chissà, con la speranza di una vita migliore.                                                                                                                                                               Grazie alla presenza di “Ra-Neny”(mamma), la loro prima suora italiana sbarcata in Madagascar nel 1961; ho potuto anche ascoltare un po’ di storia delle prime missioni.
Tornata da Imady è arrivato il tanto atteso “ponte dell’indipendenza”, che si festeggia il 26 giugno; festa importante perché segna la fine della colonia francese, per cui i malgasci si iniziano a preparare settimane prima.                                                                                                                                                                                    E così sono sbucate bandiere al balcone di ogni edificio pubblico e privato, le piazze e le strade sono state ripulite, e ogni gruppo si è preparato alla sfilata del giorno della festa.                                                                                                                                                       La sera del 25 in piazza ad Ambositra, eran previsti i fuochi di artificio e bancarelle; così anche noi, con i bambini di Fanomezantsoa, non potevamo mancare.                                                                                                                                                 La tradizione vuole, che si porti con sé delle lanterne luminose di carta per scacciare gli spiriti cattivi; ma abbiam visto gli effetti della globalizzazione anche in questo: SpongeBob luminosi , spade laser e qualsiasi altra “cinesata” luminosa e musicosa!
La nostra processione luminosa è arrivata in piazza, dove mi sono trovata davanti a una scena già vista: la fiera di S.Geminiano!                                                                                                                                                        Poi mi ricordo che sono in Madagascar, e guardo stupita quella marea di gente e banchetti: cibo, alcolici e persino gioco d’azzardo! Con le tribune della piazza piene di gente, tutti ad aspettare i fuochi d’artificio che però… sono stati lanciati nell’unico punto con alberi davanti!
Invece il giorno della festa lo abbiamo festeggiato nella nostra “parrocchia”: la prigione!                                                                                                                                                Don Giovanni per l’occasione ha chiamato un gruppo di “hira gasy”, ovvero una storia raccontata con canti e balli;lo spettacolo più  amato dai malgasci!                                                                                                                                                  In effetti viene molto apprezzato , e tra un pezzo e l’altro alcuni prigionieri (e Don Giovanni!) ci allietano con canzoni “live” con chitarra, tamburi e flauti; e verso la fine ci vediamo “costretti” partecipare alle danze!                                                                                                                                                                                Dopo il pranzo offerto da Suor Anna Maria (nostra amica siciliana), non si può non concludere con una bella partita di calcio: prigionieri contro guardie.                                                                                                                                                            Certo le due squadre hanno la divisa ma, basta guardargli i piedi per riconoscerli: i primi scalzi e i secondi con scarpe da ginnastica o addirittura con scarpe con i tacchetti!                                                                 Un vero weekend di festa passato tra amici, che per settimane ci han continuato a ringraziare per questa giornata diversa dal solito.
Giugno ci ha visto impegnati anche nel seguire gli europei di calcio, una vera “impresa” è stata recuperare la nostra scassissima tv con scassissima antenna e non rovinarsi gli occhi guardando la partita sull’unico canale malgascio! Una delle partite più divertenti è stata quella contro la Spagna a casa delle suore mariste (dove c’è la nostra amica/nonna Suor Luigina)dove c’è anche una spagnola, suor Allegria!                                 Per la finale sono scesi e saliti gli uomini di Manakara e Tanà (Filippo e Luca) per condividere questo momentofondamentale.                                                                                                                                     Nonostante il brutto finale, in questo mese abbiamo riscoperto una grande simpatia dei malgasci per l’Italia, in assoluto la squadra più tifata; anche se, ci è venuto il dubbio che sia stato causato da promesse di Don Giovanni di gite e gelati fatte a destra e a manca nel caso avesse vinto l’Italia!
Un abbraccio a tutti
Mandra Phiaona
Anna

sabato 2 giugno 2012


Ambositra, 2 giugno 2012
Salama a tutti amici!
Vi continuo a disturbare mese dopo mese, cercando di rendere un centesimo di quello che sto vivendo.
Il mese di maggio è stato pieno di sorprese: la prima di tutte il viaggio a Tsiroanomandidy insieme a Don Giovanni e Luca. Tsiroanomandidy era la comunità di volontari a nord ovest, a circa tre ore e mezza di macchina da Antananarivo; composta dalla famiglia Sacchetti(?): Goffredo ed Elisa (conosciuti in Madagascar) e la loro bimba di tre mesi e mezzo, Gemma Felana (nata in Madagascar e quindi con secondo nome malgascio, che significa “petalo”). Qui in un anno, sono riusciti a costruire, con l’aiuto della popolazione (e l’esperienza di Goffredo ormai ventennale in Madagascar!), due acquedotti, pompe solari e pozzi.  Essendo un po’ i più “isolati” e aggiungendo il fatto che sono tornati in Italia domenica scorsa…ho preso al volo l’ultima occasione per visitare quest’altro pezzetto di Madagascar.                                          Come al solito, i viaggi in macchina all’interno dell’isola rossa non deludono mai: dal verde e rigoglioso altopiano, più si andava verso l’ovest, più gli alberi diminuivano; rimanendo immense colline verdi disabitate che, come il vero “far west”, nella stagione secca diventano gialle come la savana.                  E’ una regione non molto abitata, il boom lo si è avuto negli anni 80, quando a causa della crisi, c’è stata una grande immigrazione; difatti non ci sono dialetti o tribù predominanti, ma una grande mescolanza. E’ anche una delle zone in cui il problema dell’acqua si sente maggiormente, per questo il loro progetto è stato particolarmente “partecipato”. Per farvi un esempio, per far un acquedotto in una zona, a causa di villaggi che non hanno accettato la collaborazione; si è dovuto attigere l’acqua da una sorgente a 12 km. Era necessario però scavare 12 km per il tubo, e così, i villaggi si sono riuniti e messi d’accordo, si è calcolato la forza lavoro e 1500 persone in 3 giorni hanno finito il lavoro; scavando circa 12 metri a testa che, per una popolazione a stragrande maggioranza di agricoltori, non è niente.
Vi dico questo per introdurvi a quello che abbiamo vissuto nei tre giorni a Tsiroanomandidy: abbiamo avuto la grande fortuna di condividere con Goffredo, Elisa e Gemma le loro ultime due inaugurazioni, di una pompa solare e di un acquedotto.
Per darvi un idea, nel secondo villaggio, siamo stati accolti da una delegazione di moto e macchine con bandierine del Madagascar fuori dal villaggio; poi siamo entrati e lì c’erano due file di centinaia di persone ai lati della strada con bandiere dell’Italia e del Madagascar, striscioni e canti corali. Più o meno mi ricordavano i coortei presidenziali dei film americani, un attimo più sobri!
Prima il programma di protocollo: alza bandiera delle due bandiere e inno nazionale malgascio, discorsi delle autorità, taglio del nastro di una fontana (una delle 8 del villaggio) e pranzo.                                            Poi il programma un po’ più festoso (dopo che le autorità se ne erano andate!: vari balli e canti per ogni fontana, in cui, in almeno in uno di questi canti, si nominava Goffredo; giustamente storpiato in “Goffireti” o “Goffredi”. Dopo i canti e i balli, ogni corpo di ballo della fontana, offriva i doni alla famiglia: riso, arachidi, zucche, avocadi, banane fino alle galline vive e una papera! Siamo tornati a casa con il pick-up pieno zeppo di roba!                                                                                                                                                                                Se non ci fossero stati gli amplificatori, i microfoni, le bibite, i cellulari, le macchine fotografiche(nostre)… poteva sembrare di esser  tornati indietro di un centinaio d’anni!                                                                        Per non parlare poi della meraviglia dei malgasci nel vedere una bimba “vazaha”: tutti facevano a gara nel prendere in braccio Gemma e fare una foto con lei; per fortuna è una bimba che non piange mai!
Pochi giorni dopo, con ancora negli occhi queste immagini uniche; è arrivata la settimana del “grande controllo” di Maharivo. Ovvero i sette giorni di maggior lavoro dell’anno.                                                        Cioè i medici di Antsirabè(dove c’è un centro ortopedico e di riabilitazione molto grosso) hanno fatto visite per quattro giorni, di tutti i malati del distretto di Ambositra presi in carico dall’Akanin’ny Marary; dalle 8 del mattino alle 19.30 di sera con poche pause in mezzo.                                                                             L’equipe di medici, fisioterapisti e tecnici ortopedici era indipendente; noi dovevamo cercare le cartelle dei malati, far la registrazione di quello che avevano fatto e registrare i malati nuovi.                                               E’ stata una bellissima occasione per rivedere tanti malati che eran già tornati a casa;, e poi per lavorare d’equipe, insieme a tutti gli aide-kinè, con cui non lavoro quasi mai.                                                                        I medici venivano da un'altra settimana in “brousse” di visite, ogni giorno in un posto diverso; eppure hanno lavorato veramente sodo. In tutto, in queste due settimane, hanno visitato 912 malati, di cui solo 10 sono stati definiti guariti, più della metà indirizzati a fisioterapia, più di un centinaio all’atelier per ortesi, busti, protesi, scarpe ortopediche, stampelle e bastoni; i rimanenti all’ospedale per radiografie o operazioni e quasi tutti alla farmacia per le medicine!                                                                                                                                      Questi sono i momenti più belli del “nostro” lavoro qui, in cui ti si palesa l’enorme servizio dato ai malati in questi anni dall’Akanin’ny Marary; e dove le difficoltà quotidiane e le incomprensioni svaniscono.
Un altro momento bello di questo mese, è stata la settimana scorsa: sono rimasta a casa da sola, perché Don Giovanni era a far servizio in foresta dagli Zafimaniry; e Martina e Andrea ad Antananarivo per riposarsi. Difatti anche loro hanno avuto un mese intenso, pieno di formazioni con Ernesto, lo psichiatra italiano che li segue nel loro progetto sui malati mentali; appena tornato in Italia.                                                E così, un po’ per prudenza, e un po’ perché mi sembrava insensato rimaner a casa da sola; sono andata a stare in casa della carità qualche giorno.                                                                                                                       E’ un ambiente che già conoscevo certo, da cui passo quasi ogni giorno; ma viverci è un'altra cosa. Tornavo a casa dopo il lavoro con la carica di condividere le cose quotidiane e i servizi con i tanti ospiti, “stagere” e suore; e gli inutili pensieri o paure magicamente sparivano. Anche se è durato pochi giorni, mi ha ricordato molto il mio periodo italiano in casa della carità a Fontanaluccia. E’ come se i poveri e i “semplici” riuscissero sempre a rasserenarmi, nessuno lì ti giudica, ti prendono come sei.
Questo periodo sereno è stato turbato dalle tristi notizie dall’Italia sul terremoto: ci si sente impotenti di fronte alla “forza della natura”, e ancora di più se sei così lontano da non poter consolare, e star vicino a chi vuoi bene! Quello che posso fare è continuare a ricordarli nella preghiera, sperando che questo periodo “snervante” finisca presto!
Il 31 maggio infine, abbiamo avuto la festa dei 45 anni dell’Akanin’ny Marary; con messa presediuta dal vescovo e rinfresco nel grande palco in giardino.                                                                                                          Il tutto abbastanza semplice, però con i dipendenti e i malati tirati a lucido; tanto che mi sentivo un po’ stracciona! Purtroppo al rinfresco ero rimasta l’unica di Rtm, per cui mio malgrado, sono stata chiamata dal vescovo per fare la foto del taglio della torta con i “big” (tra cui la “Mamera” della casa della carità e Raimond, malato e attuale giardiniere del Foyer!); proprio come a un matrimonio!
CI sarebbero altre mille cose da dire come al solito, ma mi sono già dilungata troppo come sempre.
Un abbraccio a tutti!
Veloma  
 Anna

martedì 1 maggio 2012

Aprile...triste partire!


  
                                                                                                                         Ambositra, 1 maggio 2012  Ciao a tutti!
Come state? Avete passato una buona Pasqua?                                                                                               Fonti certe mi dicono che in Italia è iniziato il caldo, mentre qui, esattamente all’opposto; inizia la stagione secca e fredda. E qui in montagna il freddo si fa già sentire, più in casa che fuori!
Aprile è stato un mese piuttosto pieno, tant’è che mi accorgo ora che è arrivato maggio.                             A partire dalla Settimana Santa e Pasqua, che abbiamo passato molto semplicemente ad Ambositra riscoprendo il bello di passare giornate tranquille in comunità, andare a trovare i malati; o il brutto di aver scelto il posto sbagliato per la messa del Venerdì Santo: in cattedrale 5 ore e mezza, di cui 2 in processione per baciar la croce! Per fortuna la veglia del Sabato Santo abbiamo scelto bene e siamo andati al Foyer con i malati: semplice e famigliare, esattamente quello che cercavo.                                                                                                        Anche a Pasquetta ho avuto il privilegio di star in mezzo a tanta gente: siamo andati a far festa a casa delle suore mariste, invitati da suor Luigina; missionaria bergamasca di cui probabilmente vi ho già parlato. Con noi c’erano QUASI tutti gli ospiti della casa della carità (evento più unico che raro!), i bambini di “Fanomezantsoa”, i poveri e i bambini dei dintorni e dopo, ci hanno raggiunto le donne del carcere portate da Don Giovanni; e i malati rimasti al Foyer per le feste, portati da Luciano.                                                     Ecco, la mia immagine della Pasqua si riassume in un fatto di quel giorno: una carcerata che scende correndo dalla macchina, impaziente di abbracciare i suoi figli; due bambini della casa famiglia “Fanomezantsoa” che riesce a vedere, solo in carcere, ogni due settimane circa.   
Le due settimane successive sono ripartita per la Rèbc (riabilitazione a base comunitaria, cioè nei villaggi in campagna), questa volta ad Ambovombè, a circa 2 di taxi brousse da Ambositra; più o meno variabili in base alle “voragini” che si incontrano per strada (chiamarle “buche” non gli avrebbe dato giustizia!). Per fortuna il nostro autista caricava pietre durante il viaggio, che poi utilizzava per riempire le buche più grosse!                                                                                                                                                                                  E’ stata un esperienza bella e strana allo stesso tempo: per la prima volta da sola in brousse, ho potuto mettermi in gioco maggiormente con malati e colleghi, ma l’esser l’unica italiana e “vazaha” non solo nel luogo dove lavori, ma in tutto il paese;  ti fa anche apprezzare molto l’essere sostenuta da una comunità.                
Tornata a casa dopo la prima settimana, abbiamo riaccolto Annarì, rientrata dalla sua esperienza di servizio all’ospedale di Ampajimanjeva; dove ha potuto sfruttare al massimo le sue competenze di tecnico di radiologia, e vivere in un contesto malgascio, completamente diverso da quello di Ambositra.                          E’ arrivato poi il suo ultimo weekend, bello denso di “veloma”in ogni luogo, usanza molto sentita perché, se non passi prima di tornare a casa, anche solo per un breve saluto; viene inteso che ti sei trovato male in quel posto. E così il venerdì pomeriggio, dopo un veloma “classico” all’Akanin’ny Marary, è partito qualcosa di meno “classico”: una caccia al tesoro con tappe nei posti a lei cari più prova annessa! I momenti più belli sono stati la “pizzica”ballata davanti a tutti i malati, e la “vestizione”in casa della carità, dove una suora le ha messo il velo! Insomma un successone, e a Maharivo avranno di che parlare per un bel po’.                                                                                                                                                                               Poi siamo partite per Tanà, dove invece abbiamo raggiunto il culmine, nel picnic all’osservatorio astronomico; da dove potevi ammirare tutta la città! Il momento del saluto è stato difficile come prevedevo, e anche i giorni successivi a casa; poiché non è così scontato passare dal condividere ogni momento della giornata con una persona, al non vederla proprio per un bel po’!  
Non posso fare a meno di ringraziare Anna Rita per tutto quello che abbiamo condiviso in questi sei mesi, e per l’esempio che mi ha sempre dato; soprattutto nel “lasciarsi cambiare”in meglio dalle situazioni e dalle persone.                                                                                                                                                   Le faccio un mega in bocca al lupo per questo cammino che ora proseguirà in Italia, e che potremmo continuare a condividere una volta tornata a casa.                                                                                                                            

Poi la scorsa settimana ho ripreso a lavorare qui a Maharivo, dove l’attività prosegue a pieno ritmo; e ci si prepara per il grande controllo con i medici a metà maggio.                                                                                Abbiamo anche fatto il “veloma”a Filippo, che ha concluso il suo mese di studio intensivo di malgascio; rivelandosi un vero “tutto fare”, anzi, lo dico per le ragazze all’ascolto: un uomo da sposare!                 Anche a lui faccio i miei migliori auguri per l’inizio del suo servizio a Manakara.

Vi chiedo infine di ricordare la nostra comunità che sta vivendo momenti di grandi cambiamenti, perché, come diceva Madre Teresa:

Quando ho fame,                                                                                                                                               dammi qualcuno che ha bisogno di cibo.                                                                                                                       Quando ho sete,                                                                                                                                                   dammi qualcuno che ha bisogno di una bevanda.                                                                                             Quando ho freddo,                                                                                                                                          mandami quacuno da scaldare.                                                                                                                                                        Quando ho un dispiacere,                                                                                                                                   offrimi qualcuno da consolare.                                                                                                                          Quando la mia croce diventa pesante,                                                                                                                 fammi anche condividere la croce degli altri.                                                                                                        Quando sono povero,                                                                                                                                               guidami da qualcuno che è più povero di me.                                                                                                     Quando non ho tempo,                                                                                                                                            dammi qualcuno al quale io possa dedicare un po’ del mio tempo.                                                                            Quando sono umiliato,                                                                                                                                                               fa che io abbia qualcuno da lodare.                                                                                                                          Quando sono scoraggiato,                                                                                                                                      mandami qualcuno da incoraggiare.                                                                                                                     Quando ho bisogno della comprensione degli altri,                                                                                                      dammi qualcuno che abbia bisono della mia comprensione.                                                                                      Quando sento il bisogno che ci si occupi di me,                                                                                                               mandami qualcuno di cui occuparmi.                                                                                                                         Quando penso solo a me stesso,                                                                                                                                     “DIRIGI”la mia attenzione su un'altra persona.

Mandra Phiaona
Anna