martedì 27 dicembre 2011

TSOFY RANO (BENEDIZIONE)

Un ultimo flsh back ci riporterà a sabato scorso, poco prima che il “ladro di Ambositra” entrasse nella mia vita!
La sera prima, super fiorentinata perchè ultima sera delle “famigghie” in quel di Ambositra; e avevamo anche invitato Nicola e Nirina con Manu.
Lì Nicola saluta tutti a fine serata perchè la settimana successiva sarebbero partiti per tanà, e poi per l'Italia per i prossimi tre mesi; a noi invece ci dice: “no, noi ci vediamo domani a casa dei genitori della Nirina per pranzo!” Già invito strano perchè non è proprio che ci conosciamo benissimo, in più dai genitori di lei non ci eravamo mai andati, solo avevamo accennato che un giorno saremmo dovuti passare perchè sono artigiani della rafia.
E così l'indomani, dopo un'interessantissima lezione di Marcel, Nico ci viene a prendere con il Fiorino di Rtm con la Nirina e il ciccio (il loro bimbo), una sorella e un'altra parente e una valangata di leccì che avrei mangiato tutti nel viaggio se avessi potuto!
Così, dopo una strada bruttissima piena di buche, (in cui a un certo punto siamo dovuti scendere perchè eravamo troppo pesanti) arriviamo in campagna fuori Ambositra; in questa casa tipica dell'Altopiano, dove ad attenderci sulla terrazza c'era uno stuolo di gente!
Saliamo e la casa si presenta molto molto semplice, con l'arredamento ridotto al minimo(letti e sedie); fatta eccezione per un mega abete nella stanza dei genitori con tanto di addobbi kitch e luminarie! Ma il bello è in terrazza: dove una quindicina di persone circa tra donne, uomini, ragazzini e bambini sta cucendo, seduta su sedie o puff, delle scatoline in rafia! Ovvviamente siamo subito rapite dalla loro maestria, e vuoi che Annarì non voglia imparare e non si metta lì a cucire anche lei?Certo che no!
Poi il pranzo è pronto, mi fanno lavare le mani fuori dalla terrazza con una signora che mi versa dell'acqua da una brocca; e mi indicano di entrare nel camerone da letto con l'albero, dove nel mentre hanno steso due mega stuoie che coprono tutto il pavimento.
Così ci togliamo le scarpe, ci sediamo per terra e attendiamo il nostro piatto di vary sy loka, e questa loka si vede che è delle festa; perchè è del pollo con del sughino moolto buono! Ovviamente non riesco a finire il mio mega piatto unico che mi avevano fatto, e a malincuore lo lascio nel piatto per lanciarmi sui leccì; decisamente la mia frutta malgascia preferita!
Ah in questo stanzone non c'eravamo tutti: i due genitori anziani, gli uomini, io, l'Anna Rita , Nicola, Nirina e il Ciccio(il loro bimbo); mentre le donne con i bambini erano nella cucina, questa stanza in un edificio staccato dalla casa ma comunicante con la terrazza, una specie di torre annerita dal fumo del fuoco.
A fine pranzo vengono chiamate le donne e i bimbi e viene portata una brocca d'acqua e un rametto di limone; allora io penso: ma cosa faranno con così poca acqua per tutti? E quel rametto, serve per insaporire l'acqua?
Poi un signore inizia a parlare, io e Annarì continuiamo a parlare in italiano perchè non stavamo capendo cosa stava succedendo; solo quando la madre di Nirina alla fine lo ringrazia, capisco che era un discorso. Alchè mi ammutolisco, vedo che inizia a parlare il padre di Nirina e alla fine si commuove; e in un secondo tutti si commuovono: Nirina, Nicola, le sorelle di Nirina e perfino l'Annarì!
Poi la famiglia in partenza, si mette al centro della stanza con le spalle rivolte al papà di lei, il quale si alza, prende il rametto, dice due parole e li benedice! Poi è il momento della mamma e poi di tutti, nessuno si trattiene dall'augurare un buon viaggio, una buona permanenza e un buon ritorno!
E giusto perchè non fa male, veniamo benedette anche io e Annarì un paio di volte!
Bè era già strano essere a pranzo di una famiglia che non conosci, ancor più strano se partecipi a un momento così intimo e importante per loro; infatti non ci apettevamo che quello fosse il loro pranzo di saluto! E' stato veramente un momento toccante, che mi ha fatto toccare con mano l'unità delle famiglie malgascie, soprattutto nei momenti di separazione, anche se solo per tre mesi; in particolare se è la prima volta che stai così lontano da casa, come nel caso di Nirina.
Poi al momento della separazione, è stata ancora più dura: ho capito che i malgasci hanno il potere di mettersi a piangere quando meno te l'aspetti!
E così ancora una volta, ho condiviso con persone quasi sconosciute momenti importanti della loro vita, e mi sono sentita privilegiata; convinta che questa condivisione mi rimarrà nel cuore e ci farà sentire più uniti se mai li rincontrerò.
Mandra Phiaona
Veloma
Anna

MONDI PARALLELI

Volevo tornare un po' indietro con un flashback per raccontare un quartiere un po' “diverso” di Tanà che abbiamo che abbiamo visitato con Don Luciano (un prete italiano di Don Orione che vive a Tanà) dopo gli esercizi spirituali dei primi di dicembre.
Arriviamo alla sua parrocchia, che ha una chiesa gigante che riesce ad ospitare tipo migliaia di persone; poi partiamo a piedi e lui ci introduce il suo quartiere come un posto dove non si può passeggiare da soli neanche durante il giorno! “Iniziamo bene” penso io!
Bè superata la prima parte abbastanza normale fatta da strade, anzi viali alberati, rotonde e traffico...ci immergiamo letteralmente in questa “piccola venezia dei poveri”!
Ovvero un intero quartiere allagato, perchè in zona “depressa” e mai bonificato dopo un allagamento di un vicino canale, su cui hanno iniziato a costruire e costruire e affittare; ed è diventato un mega acquitrino ricoperto di piante acquatiche tipo ninfee con tante palafitte di legno e, nei punti più allagati, passerelle di legno larghe 50 cm su cui si sposta la gente!
Quindi si ha come l'impressione di entrare in una baraccopoli di legno ma con dei “campi verdi” e tante passerelle, che in realtà non sono campi ma piante acquatiche e sotto c'è dell'acqua, se ancora si può definire acqua!
Il problema di questo quartiere è che il comune non ha i soldi per bonificare, e c'è della gente che continua ad affittare queste baracche in legno, e ogni volta che ci torna ci sono delle case nuove, anche in muratura!
Don Luciano, ogni tanto si fermava a salutare qualche famiglia, poi passava senza problemi su queste “sicurissime” passerelle, alla prima c'è stato un mormorio generale del gruppo, poi titubanti siamo partiti; ovviamente erano solo alte un metro ma l'idea di cadere in quella poltiglia bastava e avanzava! Due di noi per paura erano rimaste a una “riva” ma, una volta capito che saremmo “sbucati fuori” da un altra parte, hanno dovuto cedere. Ovviamente qui eravamo, ancora più del solito, dei veri e propri extra terresti e lo siamo divenuti ancor di più quando su un ponte, su cui ci siamo fermati per fare una foto di gruppo, (poi sopprannominato “Ponte di Rialto”)...la Chiara kely ha perso una ciabatta infradito in un “piccolo” buco tra le assi! Alchè prima cerchiamo un bastone, chiediamo di portarci un bastone ma non ce l'anno, chiediamo a un bambino se ce lo prende ma vuole dei soldi...insomma alla fine Luca di Tanà si è letteralmente calato con le gambe, ed è riuscito a prendere con il piede la ciabatta che si era dolcemente posata sulle ninfee!
Poi ogni tanto in mezzo a questa venezia di sporcizia e povertà vedevi genti tirata a lucido con vestito e tacchi, o una baracca con un tavolo da biliardo e il biliardino che secondo me era la sala giochi del quartiere!
Poi una volta finito il giro, siamo “risbucati” sul viale alberato pieno di macchine e traffico, è stato come sbucare da un tombino in mezzo a una metropoli dopo un giretto nelle fogne!
Mondi paralleli nella stessa città...
Mandra phiaona
Veloma
Anna

MPANGALATRA!

Sabato scorso, subito dopo la dipartita dei "genitori"con le loro famiglie...io e Annarì ci apprestavamo a vivere un "idilliaca"settimana tete a tete ma la nostra "prima notte" da sole...si è rivelata un disastro!
Al mattino, dopo una notte molto movimentata in cui entrambe sentivamo dei rumori; ci siamo svegliate con la serratura della porta del giardino interno forzata! Poi abbiamo trovato 200 Ariary per terra nello studio vicino a dove lasciamo la cassa, del riso per terra nella dispensa e qualche cioccolata in meno, una papaya strappata in cucina e al piano di sopra altri 1000 Ariary per terra in una stanza, in un altra una cioccolata sotto il letto e nella terza una pedata sul letto e la finestra aperta...AL LADRO!
Ebbene sì, sempre lo stesso cavolo di ladro che oramai sa dove sono i soldi, però non deve essere molto furbo dato che ha perso 1200 ariary per strada e c'erano di fianco a lui nello studio tutti i regali di Natale per i bimbi di Fanomezantsoa e le casse del computer sul tavolino in sala in bella vista!
Bè danno più grosso: la porta che costa più dei soldi che ha rubato(meno di 10000 ariary, cioè circa 4 euro, c'erano in cassa!)! Se veniva  chiederli a Giò bussando alla porta probabilmente glieli dava!
E' rimasta però tanta paura, il giorno dopo per ogni rumore sussultavamo e alla sera siamo andate a dormire dalla Mamera che addirittura ha telefonato a Ignace, il guardiano, per dirgli di accompagnarci per quei 50 metri che ci separano!E lui mi ha bussato alla finestra della camera mentre ero su skype e ho preso un colpo, non ho aperto ma sono andata spaventata dall'Annarì!
Questo ed altro nella VERA CAPITALE!

sabato 17 dicembre 2011

Alzare gli occhi al cielo

Salama a tutti!
A un mese di distanza circa dalla mia ultima mail comunitaria, vi aggiorno su questa vita “a testa in giù”!
Devo dire che oramai mi sono ambientata, a partire prima di tutto dalla comunità dove stiamo diventanto una vera e propria “famigghia” in cui ovviamente io sono la figlia. Purtroppo Don Giovanni (il nonno) è sempre in giro tra case dei volontari, prigione e poveri; ma quando c'è fa la differenza, e cerchiamo di “usufruire” della sua presenza al massimo.
Le giornate scorrono molto in fretta: siamo a lavorare fino alle 5 poi se riusciamo andiamo ad imboccare alla casa della carità (dopo aver acceso la stufa e messo su il riso!), finiamo di preparar la cena, alle 7 ceniamo e solo dopo si ha un po' di tempo per sé stessi, anche se spesso preferiamo rimaner insieme per far due chiacchere o guardare un film di basso livello.
Così bisogna un po' imporsi di trovare il tempo per fermarsi a riflettere, pregare, scrivere o studiare malgascio; e in questo faccio un po' fatica ma sono fiduciosa.
Invece all' akanin'ny marary o Foyer la situazione è un po' sottosopra a causa del licenziamento nei mesi passati dei due direttori per incomprensioni con il presidente; e così ci sono pochi malati e la tensione è un po' alta. Ma questo nella “kinè”(fisioterapia) si avverte solo per i molti momenti morti; che sono un po' frustranti e mettono a dura prova la nostra convinzione di essere presenti qui e con queste modalità. Per il resto io e Anna Rita ci troviamo molto bene con tutti e pur riuscendo a comunicare poco, ci sentiamo accolte e il clima è molto sereno. Anche perchè trovare un malgascio non gentile, secondo me si fa fatica!
Comunque siamo tutti fiduciosi nel futuro, Marti e Andre in primis, che ci tengono moilto al foyer e hanno vissuto la crisi in pieno; soprattutto ora, che hanno assunto i due nuovi direttori, dovrebbe vedersi qualche svolta.
Nel mentre continuiamo ad andare a lezione di malgascio due volte alla settimana, però non è facile conciliare studio e lavoro, soprattutto con una lingua così diversa! Ma anche in questo siamo fiduciose, in ogni caso ci facciamo sempre capire tra quel poco di francese e malgascio che ci ricordiamo; nel futuro speriamo di sfruttare i tempi morti anche per questo.
Devo dire che tutta questa fiducia mi viene da una “carica speciale”: la scorsa settimana, da domenica a venerdì sera, ci sono stati gli esercizi spirituali per tutti gli italiani a Itaosy, alla periferia di Antananarivo, nella casa di preghiera delle case della carità.
Li ha tenuti Don Gabriele Burani, rettore del seminario di Reggio Emilia, che con la sua pacatezza e preparazione, è stato concreto e incisivo. Abbiamo riflettuto sul capitolo 17 del vangelo di Giovanni e mai avrei creduto si potesse tirare fuori tanta roba da due paginette!
Ritorno a casa con lo stupore di quanto la parola di Dio ti “parla NELLA e DELLA tua vita”, (se la vuoi ascoltare e c'è qualcuno che te la spiega) e ti sottolinea cose a cui tu eri già arrivato, ma spesso non volevi ammettere. In particolare ho riflettuto sulla mia scarsa capacità di “alzare gli occhi al cielo” e affidarmi a Dio, anzi, di quanto sia “con gli occhi fissi a terra”, con le mie paure, dubbi, insicurezze e limiti. Ho capito quanto questo porti inquietudine, quante volte ricerco la pace e la tranquillità nei posti e nelle maniere sbagliate; e di conseguenza quanto sia importante la preghiera, definita come una “storia d'amore con Dio”con alti e bassi ma, che essendo una cosa seria, ha bisogno di momenti fissi, indipendenti dallo stato d'animo. Ora il bello è portare i tanti propositi nella quotidianità, e su questo punto ho bisogno di un accompagnamento speciale dall'Italia. In più pensavo che il silenzio fosse una dura prova per me, e invece devo dire che ha stimolato molto la riflessione personale, e mi ha fatto capire quante parole inutili diciamo ogni giorno; quanto ci sentiamo obbligati a “riempire il silenzio”quando invece spesso basta un gesto, uno sguardo o un sorriso per comunicare.
Domenica notte sono arrivati i genitori di Martina e Andrea con rispettivi sorella e fratello, che rimarranno ad Ambositra una settimana, poi inizieranno il tour delle comunità dei volontari per rientrare qui la vigilia; pronti a mangiare i tortellini (fatti da loro stessi perchè “precettati”dalla Mamera!) in casa della carità! E così in casa è entrata una folata di “vento italiano” insieme a una montagna di cibo e regali, che mi han fatto ricordare che si avvicina il Natale! Sì perchè sarà il caldo, sarà l'assenza totale di negozi(che si possano chiamare tali), insegne luminose, addobbi, regali e cibo super grasso...non è che stia avvertendo molto l'avvicinarsi del Natale. Ma dopo questa “ricarica di santità” della “retrette” le cose cambieranno!
Per Santa Lucia c'è anche stata la festa della “nostra” casa della carità(e così è mantenuto in pieno il legame con “il chiodo”!) con la messa con tanto di vescovo, mille canti e danze; (la migliore quella “improvvisata” degli ospiti all'ultimo canto in mezzo alla cappella...erano bellissimi!) il tutto seguito da un suntuoso pranzo con tanto di “tagliatelle ai funghi” sempre fatte dalla Mamera!
Mandraphiaona
Veloma
Anna

mercoledì 23 novembre 2011

Il villaggio degli artigiani

Oggi dopo il lavoro finalmente io e Annarì e Christian (il giovane e gentile tecnico ortopedico del foyer che è uno dei pochi con cui riusciamo a comunicare decentemente dato che sa sia l'inglese che il francese!) siamo riusciti a fare un giro nel villaggio degli artigiani che è subito dopo il Foyer...
100 metri dopo l'inizio della nostra passeggiata, una ragazzina, attratta da 2 "vazaha" ci dice in francese se vogliamo venire dietro una casa per vedere qualcosa, subito non capisco, ma fiduciosa dello sguardo di christian la seguiamo...
Al di là di questa casa, c'è questa specie di lunghissima bancarella in legno ancora vuota ma...appena si sparge la voce del nostro arrivo nel villaggio, in circa 5 minuti ci vediamo letteralmente accorrere almeno una decina di donne ognuna con il suo cesto di rafia che, una volta giunta nella bancarella, inizia a tirare fuori tutti (ma dico proprio tutti) i loro prodotti artigianali! Poi, come se non bastasse, per completare lo spettacolo, un'artigiano si mette ad usare il tornio manuale (bellissimo, devo imparare troppo!) e farci una dimostrazione della loro arte; e in 3 minuti mi costruisce un piccolo vaso in cui ci mette una rosa recisa! Io e Anna continuavamo a guardarci incredule e divertite, eravamo sconvolte dalla velocità con cui erano arrivati tutti (ovviamente il tutto contornato da uno stormo di bambini e ragazzini che guardavano) e con cui avevano imbandito la bancarella con più di un centinaio di oggetti!
Christian ci dice: "quando decidete di comprare chiamatemi", ok io penso, inizio a chiedere i prezzi e loro mi dicono in italiano "contrattare"!La scelta è ardua data la vasta scelta, e poi quando mi sembra di aver preso una decisione e di aver contrattato bene, subito una donna mi dice: "Alors madame, duex pour dix mille ariary" mostrandomi altri due oggetti e poi subito un'altra e poi un'altra e poi un'altra ancora...finchè non capivo più niente e non sapevo più cosa comprare perchè mi dispiaceva prendere da una e non dall'altra ma anche perchè non volevo comprare il mondo dopo solo 20 giorni!
Alla fine, grazie a Christian la contrattazione è andata in porto e sono uscita vincitrice spendendo solo 13.000 ariary (4,81 euro) e prendendo due presepietti, due portachiavi, uno spillone per capelli, una biro e una collana! Quindi gran soddisfazione, e poi nell'euforia del momento, come due buone vazaha ci siamo fatte fare le foto con le artigiane dietro la loro bancarella; e l'Anna ha pure "commissionato" degli orecchini!
Mandra phiona
veloma

lunedì 21 novembre 2011

S.P.Q.M. (Sono Pazzi Questi Malgasci)

Un'altra settimana è andata e piano piano sto raggiungendo un equilibrio mentale in comunità, a lavorare e nel tempo libero...
All' Akan'ny Marary finalmente ho visto il lavoro in piena attività, senza i controlli eccezionali della scorsa settimana; e devo dire che ho varie emozioni e pensieri contrastanti!
Diciamo che il lavoro non è proprio inteso come in europa, soprattutto come tempi: si inizia alle 8, ma diverse mattine io e Annarì ci siamo trovate ad aspettare, davanti alla porta fino alle 8.10, che arrivasse qualcuno con le chiavi. Poi la “presa in carico” dei malati non è così chiara: spesso quando arrivano aspettano finchè qualcuno non li prende, e se un fisioterapista non ha un paziente non è così automatico che ne prenda un altro!
Dal lato tecnico-professionale non trovo nulla da dire, anzi, Madame Juliette, la nostra responsabile, pur non essendo diplomata in fisioterapia, ha moltissima esperienza, e sa come trattare tantissime patologie!
I primi giorni mi sentivo davvero inutile: vedevo un sacco di casi differenti, e sulla maggior parte non ho abbastanza esperienza per impostare un trattamento; per cui mi chiedevo se davvero la mia presenza lì avesse un senso. Invece ora mi ritengo abbastanza soddisfatta perchè giorno dopo giorno ho iniziato a prendere coraggio, madame juliette ha iniziato e darmi fiducia e io a ricambiarla positivamente.
Devo dire che arrivano i casi più disparati e i contrasti tra malgasci sono davvero impressionanti: dalla nonna con nuora con piedi scalzi e vestiti sporchi a cui si fa fatica starle vicino; fino ad arrivare alla ragazzina con mamma vestita alla moda di tutto punto che si porta il “lamba”(pezzo di stoffa tipico malgascio con disegni e scritte stampate) da mettere sopra il lettino (lo farei anch'io visto l'igiene del posto, vi dico solo che l'Annarita ha preso le pulci; ed è molto probabile che le abbia prese lì!)!
La cosa ammirevole è che il paziente non arriva mai da solo, anche se adulto e vaccinato, è sempre accompagnato da un parente, e se abitano lontano rimangono insieme a dormire al foyer; poi, cosa per me immaginabile da buon europea, al sabato mattina ci sono le pulizie del centro di fisioterapia e indovinate chi le fa? I parenti dei malati! Fantastici! E se il malato non riesce a camminare e non ha la carrozzina che si fa? Semplice, il parente lo carica sulle spalle, anche se è una nonna di 50 kg!

In comunità in questi giorni siamo stati tre in meno perchè Giò ha accompagnato Chiara kely(piccola) a Manakara mercoledì scorso, è tornato venerdì sera, ripartito sabato mattina (e tornato stamattina) alla volta di un villaggio “Zafimaniry”, un'etnia di bravissimi artigiani del legno che vive ai margini della foresta nella nostra regione; a cui Giò celebra messa ogni tanto e segue alcune scuole materne da lui finanziate e costruite!
A proposito, oggi è stato il primo giorno di lavoro di Chiara Kely al suo progetto!In bocca al lupo chiarina, già ci manchi!
E infine Carmen ha accompagnato un'oculista e una sua amica nel loro tour di visite oculistiche (e qualche giorno di vacanza) per la regione, ma giovedì torna, ci sono arrivate notizie che non si trovano bene dalle suore che le ospitano, e temiamo per la nostra salute mentale quando tornerà tra noi...!

Ah vorrei condividere con voi quest'altra strana situazione: qui per strada, al mio o nostro passaggio, la gente si volta, ti squadra e ti guarda con sorpresa e poi dai bambini,( ma anche dagli adulti) si leva un coro di “vazaha, vazaha ,vazaha”(straniero) o “bonjour vazaha” e, le prime volte sorridi, rispondi “salama” e pensi: bè dai non vedranno tanti bianchi, poi dopo la ventesima volta che ti capita in meno di 20 giorni, allora inizia un po' a darti fastidio e vorresti rispondergli “gasy, gasy, gasy” (malgascio)!Ancor peggio è stato l'altro pomeriggio che sono andata in centro in bici: non mi sono sentita osservata, di più!
Quindi quando per strada, nella vostra città, quartiere o rampa delle scale, incontrate una persona con il colore della pelle o il vestito diverso dal vostro; non guardatela come “un ufo appena sbarcato”, ma sorridetele e ditele “buongiorno”, vi assicuro che un sorriso amico in terra straniera può far la differenza. Veloma a tutti

lunedì 14 novembre 2011

UN PERIODO “PRIVILEGIATO”


Ambositra, 13-11-11

Salama a tutti!(avete visto mi sto già inculturando eh?!)
Oramai io e Anna Rita (per chi non lo sapesse sono partita con questa ragazza che abita a reggio ma è leccese d'origine e fa il tecnico di radiologia e mi dovrà fare da mamma/segretaria/sorella maggiore/badante per 6 mesi!) siamo ad arrivate qui nella magica Ambositra da più di una settimana; ma sembra un mese talmente tante sono le cose che abbiamo visto, ascoltato, odorato e gustato!
La prima giornata l'abbiamo passata nella capitale Antananarivo(Tanà per gli amici), che non abbiamo potuto visitare molto, giusto un giro in macchina sù fino al centro, poiché la capitale è su tante colline, e dalla sommità abbiamo ammirato la concentrazione “umana” della “città dei mille”(il significato letterale di Antananarivo) con case,case,case ma sopratutto macchine macchine macchine che suonano un secondo sì e l'altro pure per far scansare la gente prima di travolgerla o almeno per sentirsi a posto per averla avvertita. Insomma una capitale che si rispetti.

Qui ovviamente non potevamo non visitare la Casa della Carità di Tongarivo dove ci hanno accolto a braccia aperte tutti quanti, Suor Giacinta in primis, e dove mi sono sentita subito a casa. Nel viaggio da Tanà ad Ambositra abbiamo fatto tappa anche nella cdc(casa della carità) di Antsirabè e anche qui ci hanno fatto gran festa, in entrambe le case, così come qui nella casa di Ambositra, ho subito potuto ammirare una grande dignità nell'essenzialità e povertà: tantissimi ospiti rispetto alle case italiane e tante suore e ragazze in “stage”(un periodo di conoscenza della casa, come la nostra “leva”), e tutte case molto essenziali(anche questo differisce dall'Italia!) ma comunque dignitose per chi ci abita, tanto da essere considerate “privilegiate”nel contesto di povertà in cui si trovano.

Invece la settimana ad Ambositra è iniziata subito intensamente poiché lunedì abbiamo già iniziato a lavorare al Foyer o Akain' ny marary (casa del malato); perchè questa era una delle due settimane in cui si lavora di più nell'anno: ovvero i controlli di tutti i malati dell'anno...148 pazienti visitati e valutati in 4 giorni! In Italia si sarebbero sparati!
Mi è piaciuto iniziare subito, è stato pesante poiché ovviamente guardavo e basta le visite della fisioterapista, e la maggior parte delle volte non capendo niente; però sono già stata”catapultata”in questo “mondo”che è il Foyer, dove ho trovato persone preparatissime professionalmente, al pari dell'Europa, e disponibilissime umanamente, pronte ad aiutarti alla prima difficoltà. Inoltre ho visto casi diversissimi e interessantissimi, in Italia è tutto più suddiviso per settore, per cui alcune patologie non le avevo mai viste, e altre viste pochissime volte. Insomma una bella sfida. Mi sento “privilegiata” nel poter dare una mano in questo centro, così come sono privilegiati i malati che arrivano qui e ottengono cure di un certo livello; difatti quando esco dal Foyer, ma anche da casa nostra(che è molto bella), e vedo il “nulla” che c'è in strada e la povertà delle persone, mi sembrano due mondi paralleli!

Altri momenti forti sono state le messe in carcere, che Don Giovanni celebra alla domenica: 400 persone in 4 stanzoni (che io per fortuna non ho visto) durante la notte, e durante il giorno in questo cortile interno dove il sole africano inizia a a picchiare dall'alba. La messa in più di un centinaio in una stanza dove si è sempre abbastanzi stretti ma comunque seduti su panchine o stuoie, domenica scorsa c'era molto caldo e io pensavo di svenire. Non è facile, e per nulla scontato, assistere a una messa in cui non capisci niente, nonostante avessi il libretto della messa e i testi dei canti in malgascio e le letture in italiano. Sono comunque messe molto intense, piene di canti e molto partecipate, la prima volta (ma anche la seconda!)che ho sentito”levarsi”questo canto,senza prove,cantato da TUTTI(non come in Italia) e con più di una voce...mi è venuta la pelle d'oca. In più a fine messa se c'è qualche detenuto che in settimana esce dal carcere, Don Giovanni gli dona dei vestiti nuovi e lo veste, sia per pura necessità, che per simboleggiare l'inizio di una nuova vita; dopodichè c'è un canto di ringraziamento in cui il detenuto, vestito di nuovo, rimane al centro e balla. Ancora una volta mi sono sentita “privilegiata” nel poter assistere e condividere la gioia di quei carcerati, che riottenevano la libertà dopo anni di vita tra quelle 4 mura, magari pur essendo innocenti(in Madagascar se ti accusano vai subito in prigione, anche senza prove, poi solo successivamente inizia il processo!Il tempo di attesa ovviamente è variabilissimo, anche se è inversamente proporzionale alla ricchezza dell'accusato!)...

Un altro privilegio è stato poter andare a fare visita a una comunità di minori di Fanomezantsoa (Dono di Dio): 23 bimbi figli di carcerati gestiti da una coppia malgascia, più altri adulti, e in cui Don Giovanni e Martina danno una mano; perchè la diocesi di Venezia che l'ha costruita, ora non se ne occupa più. I bambini sono sempre molto accoglienti e si “appiccicano” appena ti mostri un minimo interessato a loro o, così come tutti gli altri malgasci, sono felicissimi se sai due parole di malgascio e ti dicono subito: Lo sai già!!! E quindi io devo sempre rispondere: no, no, poco, poco! Ma la risposta non conta molto, tanto loro continuano a parlarti in malgascio!

Anche in comunità mi sento “privilegiata”: Don Giovanni, prete Fidei Domun della diocesi di Reggio Emilia di 37 anni sempre in giro tra carcere e poveri e che attira altrettanti poveri davanti a casa che chiedono di lui a tutte le ore, Anna Rita oramai mia compagna fedele (siamo una coppia di fatto), Chiara, di 28 anni di Parma che è rimasta qui ad Ambositra un mese per imparare la lingua e che avevo già conosciuto al corso di Villa Borettini(il corso di orientamento alla missione che ho fatto prima di partire)e che purtroppo mercoledì va a Manakara dove lavorerà in un progetto sanitario, Carmen, una signora di Carpi di 66 anni che ogni anno viene 3 mesi per occuparsi di adozioni a distanza di malati del Foyer di un associazione di Scandiano “Gli amici del Dongio” e ci allieta le serate con le sue storie e infine Martina e Andrea Gollini, di 24 e 26 anni rispettivamente di Salvaterra, sposati da un anno e mezzo, che lavorano in un progetto di RTM al Foyer sui malati mentali e che diventeranno i miei genitori quando l'Anna Rita non ci sarà più! Una comunità molto variegata come vedete, e molto divertente, aperta, positiva e in cui, “mora mora”(piano piano), sto trovando il mio equilibrio!

Concludo con questa chicca che, più che un privilegio, lo abbiamo sentito come un “dovere”: questa sera siamo andati fuori a cena al ristorante Oasis con gli altri italiani di Ambositra per festeggiare la caduta di Berlusconi!!!
Oltre a noi c'era la“Mamera”,ovvero suor Margherita di anni 83, di cui 44 in Madagascar, vera e propria istituzione ad Ambositra così come a Reggio Emilia; Suor Luigina, una suora bergamasca “marista”che lavora come infermiera al Foyer e che dice ancora “pota”dopo 20 anni in oceania e 11 qui, Nicola con sua moglie Irina e loro figlio Manu di 6 mesi, un volontario di RTM del progetto di riforestazione che ha sposato da un anno una ragazza malgascia.

Vi ringrazio tutti, per esser arrivati in fondo a questa lettera, per avermi accompagnato prima della partenza e per continuare a farlo anche ora, sopratutto con la preghiera.

Veloma

Anna