Ambositra, 13-11-11
Salama a tutti!(avete visto mi sto già inculturando eh?!)
Oramai io e Anna Rita (per chi non lo sapesse sono partita con questa ragazza che abita a reggio ma è leccese d'origine e fa il tecnico di radiologia e mi dovrà fare da mamma/segretaria/sorella maggiore/badante per 6 mesi!) siamo ad arrivate qui nella magica Ambositra da più di una settimana; ma sembra un mese talmente tante sono le cose che abbiamo visto, ascoltato, odorato e gustato!
La prima giornata l'abbiamo passata nella capitale Antananarivo(Tanà per gli amici), che non abbiamo potuto visitare molto, giusto un giro in macchina sù fino al centro, poiché la capitale è su tante colline, e dalla sommità abbiamo ammirato la concentrazione “umana” della “città dei mille”(il significato letterale di Antananarivo) con case,case,case ma sopratutto macchine macchine macchine che suonano un secondo sì e l'altro pure per far scansare la gente prima di travolgerla o almeno per sentirsi a posto per averla avvertita. Insomma una capitale che si rispetti.
Qui ovviamente non potevamo non visitare la Casa della Carità di Tongarivo dove ci hanno accolto a braccia aperte tutti quanti, Suor Giacinta in primis, e dove mi sono sentita subito a casa. Nel viaggio da Tanà ad Ambositra abbiamo fatto tappa anche nella cdc(casa della carità) di Antsirabè e anche qui ci hanno fatto gran festa, in entrambe le case, così come qui nella casa di Ambositra, ho subito potuto ammirare una grande dignità nell'essenzialità e povertà: tantissimi ospiti rispetto alle case italiane e tante suore e ragazze in “stage”(un periodo di conoscenza della casa, come la nostra “leva”), e tutte case molto essenziali(anche questo differisce dall'Italia!) ma comunque dignitose per chi ci abita, tanto da essere considerate “privilegiate”nel contesto di povertà in cui si trovano.
Invece la settimana ad Ambositra è iniziata subito intensamente poiché lunedì abbiamo già iniziato a lavorare al Foyer o Akain' ny marary (casa del malato); perchè questa era una delle due settimane in cui si lavora di più nell'anno: ovvero i controlli di tutti i malati dell'anno...148 pazienti visitati e valutati in 4 giorni! In Italia si sarebbero sparati!
Mi è piaciuto iniziare subito, è stato pesante poiché ovviamente guardavo e basta le visite della fisioterapista, e la maggior parte delle volte non capendo niente; però sono già stata”catapultata”in questo “mondo”che è il Foyer, dove ho trovato persone preparatissime professionalmente, al pari dell'Europa, e disponibilissime umanamente, pronte ad aiutarti alla prima difficoltà. Inoltre ho visto casi diversissimi e interessantissimi, in Italia è tutto più suddiviso per settore, per cui alcune patologie non le avevo mai viste, e altre viste pochissime volte. Insomma una bella sfida. Mi sento “privilegiata” nel poter dare una mano in questo centro, così come sono privilegiati i malati che arrivano qui e ottengono cure di un certo livello; difatti quando esco dal Foyer, ma anche da casa nostra(che è molto bella), e vedo il “nulla” che c'è in strada e la povertà delle persone, mi sembrano due mondi paralleli!
Altri momenti forti sono state le messe in carcere, che Don Giovanni celebra alla domenica: 400 persone in 4 stanzoni (che io per fortuna non ho visto) durante la notte, e durante il giorno in questo cortile interno dove il sole africano inizia a a picchiare dall'alba. La messa in più di un centinaio in una stanza dove si è sempre abbastanzi stretti ma comunque seduti su panchine o stuoie, domenica scorsa c'era molto caldo e io pensavo di svenire. Non è facile, e per nulla scontato, assistere a una messa in cui non capisci niente, nonostante avessi il libretto della messa e i testi dei canti in malgascio e le letture in italiano. Sono comunque messe molto intense, piene di canti e molto partecipate, la prima volta (ma anche la seconda!)che ho sentito”levarsi”questo canto,senza prove,cantato da TUTTI(non come in Italia) e con più di una voce...mi è venuta la pelle d'oca. In più a fine messa se c'è qualche detenuto che in settimana esce dal carcere, Don Giovanni gli dona dei vestiti nuovi e lo veste, sia per pura necessità, che per simboleggiare l'inizio di una nuova vita; dopodichè c'è un canto di ringraziamento in cui il detenuto, vestito di nuovo, rimane al centro e balla. Ancora una volta mi sono sentita “privilegiata” nel poter assistere e condividere la gioia di quei carcerati, che riottenevano la libertà dopo anni di vita tra quelle 4 mura, magari pur essendo innocenti(in Madagascar se ti accusano vai subito in prigione, anche senza prove, poi solo successivamente inizia il processo!Il tempo di attesa ovviamente è variabilissimo, anche se è inversamente proporzionale alla ricchezza dell'accusato!)...
Un altro privilegio è stato poter andare a fare visita a una comunità di minori di Fanomezantsoa (Dono di Dio): 23 bimbi figli di carcerati gestiti da una coppia malgascia, più altri adulti, e in cui Don Giovanni e Martina danno una mano; perchè la diocesi di Venezia che l'ha costruita, ora non se ne occupa più. I bambini sono sempre molto accoglienti e si “appiccicano” appena ti mostri un minimo interessato a loro o, così come tutti gli altri malgasci, sono felicissimi se sai due parole di malgascio e ti dicono subito: Lo sai già!!! E quindi io devo sempre rispondere: no, no, poco, poco! Ma la risposta non conta molto, tanto loro continuano a parlarti in malgascio!
Anche in comunità mi sento “privilegiata”: Don Giovanni, prete Fidei Domun della diocesi di Reggio Emilia di 37 anni sempre in giro tra carcere e poveri e che attira altrettanti poveri davanti a casa che chiedono di lui a tutte le ore, Anna Rita oramai mia compagna fedele (siamo una coppia di fatto), Chiara, di 28 anni di Parma che è rimasta qui ad Ambositra un mese per imparare la lingua e che avevo già conosciuto al corso di Villa Borettini(il corso di orientamento alla missione che ho fatto prima di partire)e che purtroppo mercoledì va a Manakara dove lavorerà in un progetto sanitario, Carmen, una signora di Carpi di 66 anni che ogni anno viene 3 mesi per occuparsi di adozioni a distanza di malati del Foyer di un associazione di Scandiano “Gli amici del Dongio” e ci allieta le serate con le sue storie e infine Martina e Andrea Gollini, di 24 e 26 anni rispettivamente di Salvaterra, sposati da un anno e mezzo, che lavorano in un progetto di RTM al Foyer sui malati mentali e che diventeranno i miei genitori quando l'Anna Rita non ci sarà più! Una comunità molto variegata come vedete, e molto divertente, aperta, positiva e in cui, “mora mora”(piano piano), sto trovando il mio equilibrio!
Concludo con questa chicca che, più che un privilegio, lo abbiamo sentito come un “dovere”: questa sera siamo andati fuori a cena al ristorante Oasis con gli altri italiani di Ambositra per festeggiare la caduta di Berlusconi!!!
Oltre a noi c'era la“Mamera”,ovvero suor Margherita di anni 83, di cui 44 in Madagascar, vera e propria istituzione ad Ambositra così come a Reggio Emilia; Suor Luigina, una suora bergamasca “marista”che lavora come infermiera al Foyer e che dice ancora “pota”dopo 20 anni in oceania e 11 qui, Nicola con sua moglie Irina e loro figlio Manu di 6 mesi, un volontario di RTM del progetto di riforestazione che ha sposato da un anno una ragazza malgascia.
Vi ringrazio tutti, per esser arrivati in fondo a questa lettera, per avermi accompagnato prima della partenza e per continuare a farlo anche ora, sopratutto con la preghiera.
Veloma
Anna
Nessun commento:
Posta un commento