Ambositra, 1 maggio 2012 Ciao a tutti!
Come state? Avete passato una
buona Pasqua? Fonti
certe mi dicono che in Italia è iniziato il caldo, mentre qui, esattamente all’opposto;
inizia la stagione secca e fredda. E qui in montagna il freddo si fa già
sentire, più in casa che fuori!
Aprile è stato un mese piuttosto
pieno, tant’è che mi accorgo ora che è arrivato maggio. A partire dalla
Settimana Santa e Pasqua, che abbiamo passato molto semplicemente ad Ambositra
riscoprendo il bello di passare giornate tranquille in comunità, andare a
trovare i malati; o il brutto di aver scelto il posto sbagliato per la messa
del Venerdì Santo: in cattedrale 5 ore e mezza, di cui 2 in processione per
baciar la croce! Per fortuna la veglia del Sabato Santo abbiamo scelto bene e
siamo andati al Foyer con i malati: semplice e famigliare, esattamente quello
che cercavo.
Anche a Pasquetta ho avuto il privilegio di star in mezzo a tanta gente:
siamo andati a far festa a casa delle suore mariste, invitati da suor Luigina;
missionaria bergamasca di cui probabilmente vi ho già parlato. Con noi c’erano
QUASI tutti gli ospiti della casa della carità (evento più unico che raro!), i
bambini di “Fanomezantsoa”, i poveri e i bambini dei dintorni e dopo, ci hanno
raggiunto le donne del carcere portate da Don Giovanni; e i malati rimasti al
Foyer per le feste, portati da Luciano.
Ecco, la mia immagine della Pasqua si riassume in un fatto di quel
giorno: una carcerata che scende correndo dalla macchina, impaziente di
abbracciare i suoi figli; due bambini della casa famiglia “Fanomezantsoa” che riesce
a vedere, solo in carcere, ogni due settimane circa.
Le due settimane successive sono
ripartita per la Rèbc (riabilitazione a base comunitaria, cioè nei villaggi in
campagna), questa volta ad Ambovombè, a circa 2 di taxi brousse da Ambositra;
più o meno variabili in base alle “voragini” che si incontrano per strada
(chiamarle “buche” non gli avrebbe dato giustizia!). Per fortuna il nostro
autista caricava pietre durante il viaggio, che poi utilizzava per riempire le
buche più grosse!
E’
stata un esperienza bella e strana allo stesso tempo: per la prima volta da
sola in brousse, ho potuto mettermi in gioco maggiormente con malati e
colleghi, ma l’esser l’unica italiana e “vazaha” non solo nel luogo dove lavori,
ma in tutto il paese; ti fa anche
apprezzare molto l’essere sostenuta da una comunità.
Tornata a casa dopo la prima
settimana, abbiamo riaccolto Annarì, rientrata dalla sua esperienza di servizio
all’ospedale di Ampajimanjeva; dove ha potuto sfruttare al massimo le sue
competenze di tecnico di radiologia, e vivere in un contesto malgascio,
completamente diverso da quello di Ambositra. E’ arrivato poi il suo ultimo weekend,
bello denso di “veloma”in ogni luogo, usanza molto sentita perché, se non passi
prima di tornare a casa, anche solo per un breve saluto; viene inteso che ti sei
trovato male in quel posto. E così il venerdì pomeriggio, dopo un veloma
“classico” all’Akanin’ny Marary, è partito qualcosa di meno “classico”: una
caccia al tesoro con tappe nei posti a lei cari più prova annessa! I momenti
più belli sono stati la “pizzica”ballata davanti a tutti i malati, e la
“vestizione”in casa della carità, dove una suora le ha messo il velo! Insomma
un successone, e a Maharivo avranno di che parlare per un bel po’.
Poi siamo partite per Tanà, dove
invece abbiamo raggiunto il culmine, nel picnic all’osservatorio astronomico;
da dove potevi ammirare tutta la città! Il momento del saluto è stato difficile
come prevedevo, e anche i giorni successivi a casa; poiché non è così scontato
passare dal condividere ogni momento della giornata con una persona, al non
vederla proprio per un bel po’!
Non posso fare a meno di
ringraziare Anna Rita per tutto quello che abbiamo condiviso in questi sei
mesi, e per l’esempio che mi ha sempre dato; soprattutto nel “lasciarsi
cambiare”in meglio dalle situazioni e dalle persone. Le faccio un
mega in bocca al lupo per questo cammino che ora proseguirà in Italia, e che
potremmo continuare a condividere una volta tornata a casa.
Poi la scorsa settimana ho
ripreso a lavorare qui a Maharivo, dove l’attività prosegue a pieno ritmo; e ci
si prepara per il grande controllo con i medici a metà maggio. Abbiamo
anche fatto il “veloma”a Filippo, che ha concluso il suo mese di studio
intensivo di malgascio; rivelandosi un vero “tutto fare”, anzi, lo dico per le
ragazze all’ascolto: un uomo da sposare! Anche a lui faccio i miei migliori
auguri per l’inizio del suo servizio a Manakara.
Vi chiedo infine di ricordare la
nostra comunità che sta vivendo momenti di grandi cambiamenti, perché, come
diceva Madre Teresa:
Quando
ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo.
Quando ho sete, dammi
qualcuno che ha bisogno di una bevanda. Quando ho freddo, mandami
quacuno da scaldare. Quando ho un dispiacere,
offrimi qualcuno da consolare. Quando la mia croce diventa pesante, fammi
anche condividere la croce degli altri. Quando sono povero, guidami da qualcuno che è più povero di me.
Quando non ho tempo, dammi
qualcuno al quale io possa dedicare un po’ del mio tempo. Quando sono umiliato,
fa che io abbia qualcuno da lodare.
Quando sono scoraggiato,
mandami
qualcuno da incoraggiare.
Quando ho bisogno della
comprensione degli altri, dammi
qualcuno che abbia bisono della mia comprensione.
Quando sento il bisogno che ci si
occupi di me,
mandami qualcuno di cui occuparmi.
Quando penso solo a me stesso, “DIRIGI”la
mia attenzione su un'altra persona.
Mandra Phiaona
Anna