Oggi dopo il lavoro finalmente io e Annarì e Christian (il giovane e gentile tecnico ortopedico del foyer che è uno dei pochi con cui riusciamo a comunicare decentemente dato che sa sia l'inglese che il francese!) siamo riusciti a fare un giro nel villaggio degli artigiani che è subito dopo il Foyer...
100 metri dopo l'inizio della nostra passeggiata, una ragazzina, attratta da 2 "vazaha" ci dice in francese se vogliamo venire dietro una casa per vedere qualcosa, subito non capisco, ma fiduciosa dello sguardo di christian la seguiamo...
Al di là di questa casa, c'è questa specie di lunghissima bancarella in legno ancora vuota ma...appena si sparge la voce del nostro arrivo nel villaggio, in circa 5 minuti ci vediamo letteralmente accorrere almeno una decina di donne ognuna con il suo cesto di rafia che, una volta giunta nella bancarella, inizia a tirare fuori tutti (ma dico proprio tutti) i loro prodotti artigianali! Poi, come se non bastasse, per completare lo spettacolo, un'artigiano si mette ad usare il tornio manuale (bellissimo, devo imparare troppo!) e farci una dimostrazione della loro arte; e in 3 minuti mi costruisce un piccolo vaso in cui ci mette una rosa recisa! Io e Anna continuavamo a guardarci incredule e divertite, eravamo sconvolte dalla velocità con cui erano arrivati tutti (ovviamente il tutto contornato da uno stormo di bambini e ragazzini che guardavano) e con cui avevano imbandito la bancarella con più di un centinaio di oggetti!
Christian ci dice: "quando decidete di comprare chiamatemi", ok io penso, inizio a chiedere i prezzi e loro mi dicono in italiano "contrattare"!La scelta è ardua data la vasta scelta, e poi quando mi sembra di aver preso una decisione e di aver contrattato bene, subito una donna mi dice: "Alors madame, duex pour dix mille ariary" mostrandomi altri due oggetti e poi subito un'altra e poi un'altra e poi un'altra ancora...finchè non capivo più niente e non sapevo più cosa comprare perchè mi dispiaceva prendere da una e non dall'altra ma anche perchè non volevo comprare il mondo dopo solo 20 giorni!
Alla fine, grazie a Christian la contrattazione è andata in porto e sono uscita vincitrice spendendo solo 13.000 ariary (4,81 euro) e prendendo due presepietti, due portachiavi, uno spillone per capelli, una biro e una collana! Quindi gran soddisfazione, e poi nell'euforia del momento, come due buone vazaha ci siamo fatte fare le foto con le artigiane dietro la loro bancarella; e l'Anna ha pure "commissionato" degli orecchini!
Mandra phiona
veloma
mercoledì 23 novembre 2011
lunedì 21 novembre 2011
S.P.Q.M. (Sono Pazzi Questi Malgasci)
Un'altra settimana è andata e piano piano sto raggiungendo un equilibrio mentale in comunità, a lavorare e nel tempo libero...
All' Akan'ny Marary finalmente ho visto il lavoro in piena attività, senza i controlli eccezionali della scorsa settimana; e devo dire che ho varie emozioni e pensieri contrastanti!
Diciamo che il lavoro non è proprio inteso come in europa, soprattutto come tempi: si inizia alle 8, ma diverse mattine io e Annarì ci siamo trovate ad aspettare, davanti alla porta fino alle 8.10, che arrivasse qualcuno con le chiavi. Poi la “presa in carico” dei malati non è così chiara: spesso quando arrivano aspettano finchè qualcuno non li prende, e se un fisioterapista non ha un paziente non è così automatico che ne prenda un altro!
Dal lato tecnico-professionale non trovo nulla da dire, anzi, Madame Juliette, la nostra responsabile, pur non essendo diplomata in fisioterapia, ha moltissima esperienza, e sa come trattare tantissime patologie!
I primi giorni mi sentivo davvero inutile: vedevo un sacco di casi differenti, e sulla maggior parte non ho abbastanza esperienza per impostare un trattamento; per cui mi chiedevo se davvero la mia presenza lì avesse un senso. Invece ora mi ritengo abbastanza soddisfatta perchè giorno dopo giorno ho iniziato a prendere coraggio, madame juliette ha iniziato e darmi fiducia e io a ricambiarla positivamente.
Devo dire che arrivano i casi più disparati e i contrasti tra malgasci sono davvero impressionanti: dalla nonna con nuora con piedi scalzi e vestiti sporchi a cui si fa fatica starle vicino; fino ad arrivare alla ragazzina con mamma vestita alla moda di tutto punto che si porta il “lamba”(pezzo di stoffa tipico malgascio con disegni e scritte stampate) da mettere sopra il lettino (lo farei anch'io visto l'igiene del posto, vi dico solo che l'Annarita ha preso le pulci; ed è molto probabile che le abbia prese lì!)!
La cosa ammirevole è che il paziente non arriva mai da solo, anche se adulto e vaccinato, è sempre accompagnato da un parente, e se abitano lontano rimangono insieme a dormire al foyer; poi, cosa per me immaginabile da buon europea, al sabato mattina ci sono le pulizie del centro di fisioterapia e indovinate chi le fa? I parenti dei malati! Fantastici! E se il malato non riesce a camminare e non ha la carrozzina che si fa? Semplice, il parente lo carica sulle spalle, anche se è una nonna di 50 kg!
In comunità in questi giorni siamo stati tre in meno perchè Giò ha accompagnato Chiara kely(piccola) a Manakara mercoledì scorso, è tornato venerdì sera, ripartito sabato mattina (e tornato stamattina) alla volta di un villaggio “Zafimaniry”, un'etnia di bravissimi artigiani del legno che vive ai margini della foresta nella nostra regione; a cui Giò celebra messa ogni tanto e segue alcune scuole materne da lui finanziate e costruite!
A proposito, oggi è stato il primo giorno di lavoro di Chiara Kely al suo progetto!In bocca al lupo chiarina, già ci manchi!
E infine Carmen ha accompagnato un'oculista e una sua amica nel loro tour di visite oculistiche (e qualche giorno di vacanza) per la regione, ma giovedì torna, ci sono arrivate notizie che non si trovano bene dalle suore che le ospitano, e temiamo per la nostra salute mentale quando tornerà tra noi...!
Ah vorrei condividere con voi quest'altra strana situazione: qui per strada, al mio o nostro passaggio, la gente si volta, ti squadra e ti guarda con sorpresa e poi dai bambini,( ma anche dagli adulti) si leva un coro di “vazaha, vazaha ,vazaha”(straniero) o “bonjour vazaha” e, le prime volte sorridi, rispondi “salama” e pensi: bè dai non vedranno tanti bianchi, poi dopo la ventesima volta che ti capita in meno di 20 giorni, allora inizia un po' a darti fastidio e vorresti rispondergli “gasy, gasy, gasy” (malgascio)!Ancor peggio è stato l'altro pomeriggio che sono andata in centro in bici: non mi sono sentita osservata, di più!
Quindi quando per strada, nella vostra città, quartiere o rampa delle scale, incontrate una persona con il colore della pelle o il vestito diverso dal vostro; non guardatela come “un ufo appena sbarcato”, ma sorridetele e ditele “buongiorno”, vi assicuro che un sorriso amico in terra straniera può far la differenza. Veloma a tutti
lunedì 14 novembre 2011
UN PERIODO “PRIVILEGIATO”
Ambositra, 13-11-11
Salama a tutti!(avete visto mi sto già inculturando eh?!)
Oramai io e Anna Rita (per chi non lo sapesse sono partita con questa ragazza che abita a reggio ma è leccese d'origine e fa il tecnico di radiologia e mi dovrà fare da mamma/segretaria/sorella maggiore/badante per 6 mesi!) siamo ad arrivate qui nella magica Ambositra da più di una settimana; ma sembra un mese talmente tante sono le cose che abbiamo visto, ascoltato, odorato e gustato!
La prima giornata l'abbiamo passata nella capitale Antananarivo(Tanà per gli amici), che non abbiamo potuto visitare molto, giusto un giro in macchina sù fino al centro, poiché la capitale è su tante colline, e dalla sommità abbiamo ammirato la concentrazione “umana” della “città dei mille”(il significato letterale di Antananarivo) con case,case,case ma sopratutto macchine macchine macchine che suonano un secondo sì e l'altro pure per far scansare la gente prima di travolgerla o almeno per sentirsi a posto per averla avvertita. Insomma una capitale che si rispetti.
Qui ovviamente non potevamo non visitare la Casa della Carità di Tongarivo dove ci hanno accolto a braccia aperte tutti quanti, Suor Giacinta in primis, e dove mi sono sentita subito a casa. Nel viaggio da Tanà ad Ambositra abbiamo fatto tappa anche nella cdc(casa della carità) di Antsirabè e anche qui ci hanno fatto gran festa, in entrambe le case, così come qui nella casa di Ambositra, ho subito potuto ammirare una grande dignità nell'essenzialità e povertà: tantissimi ospiti rispetto alle case italiane e tante suore e ragazze in “stage”(un periodo di conoscenza della casa, come la nostra “leva”), e tutte case molto essenziali(anche questo differisce dall'Italia!) ma comunque dignitose per chi ci abita, tanto da essere considerate “privilegiate”nel contesto di povertà in cui si trovano.
Invece la settimana ad Ambositra è iniziata subito intensamente poiché lunedì abbiamo già iniziato a lavorare al Foyer o Akain' ny marary (casa del malato); perchè questa era una delle due settimane in cui si lavora di più nell'anno: ovvero i controlli di tutti i malati dell'anno...148 pazienti visitati e valutati in 4 giorni! In Italia si sarebbero sparati!
Mi è piaciuto iniziare subito, è stato pesante poiché ovviamente guardavo e basta le visite della fisioterapista, e la maggior parte delle volte non capendo niente; però sono già stata”catapultata”in questo “mondo”che è il Foyer, dove ho trovato persone preparatissime professionalmente, al pari dell'Europa, e disponibilissime umanamente, pronte ad aiutarti alla prima difficoltà. Inoltre ho visto casi diversissimi e interessantissimi, in Italia è tutto più suddiviso per settore, per cui alcune patologie non le avevo mai viste, e altre viste pochissime volte. Insomma una bella sfida. Mi sento “privilegiata” nel poter dare una mano in questo centro, così come sono privilegiati i malati che arrivano qui e ottengono cure di un certo livello; difatti quando esco dal Foyer, ma anche da casa nostra(che è molto bella), e vedo il “nulla” che c'è in strada e la povertà delle persone, mi sembrano due mondi paralleli!
Altri momenti forti sono state le messe in carcere, che Don Giovanni celebra alla domenica: 400 persone in 4 stanzoni (che io per fortuna non ho visto) durante la notte, e durante il giorno in questo cortile interno dove il sole africano inizia a a picchiare dall'alba. La messa in più di un centinaio in una stanza dove si è sempre abbastanzi stretti ma comunque seduti su panchine o stuoie, domenica scorsa c'era molto caldo e io pensavo di svenire. Non è facile, e per nulla scontato, assistere a una messa in cui non capisci niente, nonostante avessi il libretto della messa e i testi dei canti in malgascio e le letture in italiano. Sono comunque messe molto intense, piene di canti e molto partecipate, la prima volta (ma anche la seconda!)che ho sentito”levarsi”questo canto,senza prove,cantato da TUTTI(non come in Italia) e con più di una voce...mi è venuta la pelle d'oca. In più a fine messa se c'è qualche detenuto che in settimana esce dal carcere, Don Giovanni gli dona dei vestiti nuovi e lo veste, sia per pura necessità, che per simboleggiare l'inizio di una nuova vita; dopodichè c'è un canto di ringraziamento in cui il detenuto, vestito di nuovo, rimane al centro e balla. Ancora una volta mi sono sentita “privilegiata” nel poter assistere e condividere la gioia di quei carcerati, che riottenevano la libertà dopo anni di vita tra quelle 4 mura, magari pur essendo innocenti(in Madagascar se ti accusano vai subito in prigione, anche senza prove, poi solo successivamente inizia il processo!Il tempo di attesa ovviamente è variabilissimo, anche se è inversamente proporzionale alla ricchezza dell'accusato!)...
Un altro privilegio è stato poter andare a fare visita a una comunità di minori di Fanomezantsoa (Dono di Dio): 23 bimbi figli di carcerati gestiti da una coppia malgascia, più altri adulti, e in cui Don Giovanni e Martina danno una mano; perchè la diocesi di Venezia che l'ha costruita, ora non se ne occupa più. I bambini sono sempre molto accoglienti e si “appiccicano” appena ti mostri un minimo interessato a loro o, così come tutti gli altri malgasci, sono felicissimi se sai due parole di malgascio e ti dicono subito: Lo sai già!!! E quindi io devo sempre rispondere: no, no, poco, poco! Ma la risposta non conta molto, tanto loro continuano a parlarti in malgascio!
Anche in comunità mi sento “privilegiata”: Don Giovanni, prete Fidei Domun della diocesi di Reggio Emilia di 37 anni sempre in giro tra carcere e poveri e che attira altrettanti poveri davanti a casa che chiedono di lui a tutte le ore, Anna Rita oramai mia compagna fedele (siamo una coppia di fatto), Chiara, di 28 anni di Parma che è rimasta qui ad Ambositra un mese per imparare la lingua e che avevo già conosciuto al corso di Villa Borettini(il corso di orientamento alla missione che ho fatto prima di partire)e che purtroppo mercoledì va a Manakara dove lavorerà in un progetto sanitario, Carmen, una signora di Carpi di 66 anni che ogni anno viene 3 mesi per occuparsi di adozioni a distanza di malati del Foyer di un associazione di Scandiano “Gli amici del Dongio” e ci allieta le serate con le sue storie e infine Martina e Andrea Gollini, di 24 e 26 anni rispettivamente di Salvaterra, sposati da un anno e mezzo, che lavorano in un progetto di RTM al Foyer sui malati mentali e che diventeranno i miei genitori quando l'Anna Rita non ci sarà più! Una comunità molto variegata come vedete, e molto divertente, aperta, positiva e in cui, “mora mora”(piano piano), sto trovando il mio equilibrio!
Concludo con questa chicca che, più che un privilegio, lo abbiamo sentito come un “dovere”: questa sera siamo andati fuori a cena al ristorante Oasis con gli altri italiani di Ambositra per festeggiare la caduta di Berlusconi!!!
Oltre a noi c'era la“Mamera”,ovvero suor Margherita di anni 83, di cui 44 in Madagascar, vera e propria istituzione ad Ambositra così come a Reggio Emilia; Suor Luigina, una suora bergamasca “marista”che lavora come infermiera al Foyer e che dice ancora “pota”dopo 20 anni in oceania e 11 qui, Nicola con sua moglie Irina e loro figlio Manu di 6 mesi, un volontario di RTM del progetto di riforestazione che ha sposato da un anno una ragazza malgascia.
Vi ringrazio tutti, per esser arrivati in fondo a questa lettera, per avermi accompagnato prima della partenza e per continuare a farlo anche ora, sopratutto con la preghiera.
Veloma
Anna
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